Il peso delle esportazioni italiane negli USA è troppo importante per avallare una guerra commerciale

Le esportazioni italiane sul mercato USA sono molto importanti per tenere a galla la nostra economia, guerra commerciale un rischio.
1 settimana fa
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Esportazioni italiane negli USA
Esportazioni italiane negli USA © Licenza Creative Commons

Tanto tuonò che piovve. I dazi americani non sono più un chiacchiericcio snervante, bensì realtà. Ad alcuni è andata meglio, ad altri peggio delle previsioni. Nessuno starà meglio di prima, comunque sia. Per le esportazioni italiane sarà un grosso problema il mondo in cui ci stiamo incamminando. Il mercato americano è diventato troppo importante per la nostra economia, forse eccessivamente come vedremo dai numeri. Il Made in Italy ha tenuto a galla il Pil quando a stento riusciva a restare sopra lo zero. Il rischio è che questa era sia finita e allora dovremmo reinventarci per l’ennesima volta se non vogliamo vivere i prossimi anni nel panico da recessione costante.

Bilancia commerciale in forte attivo con USA

Guardiamo a un dato che riguarda l’intera Unione Europea. Lo scorso anno, il nostro avanzo commerciale con gli Stati Uniti è stato di 236,75 miliardi di dollari con riferimento alle sole merci e di 161,13 miliardi includendo anche i servizi. Infatti, gli americani hanno chiuso dal canto loro in attivo di 75,6 miliardi per questa voce. Ed è proprio qui che Bruxelles intende colpire, cioè sulla Big Tech. Per intenderci, web, social e intrattenimento da Oltreoceano come gli abbonamenti alle pay tv. Colossi come Google, Nextflix e Amazon non la prenderebbero bene.

Tornando alle esportazioni italiane, sono diventate USA-dipendenti. Nel 2024 abbiamo chiuso l’interscambio con la prima economia mondiale in attivo di 48 miliardi di dollari, circa 47 miliardi di euro al tasso di cambio di fine anno. Nel dettaglio, abbiamo venduto agli americani merci e servizi per quasi 93 miliardi in valore e da loro abbiamo acquistato per 44,7 miliardi. Ma la quasi totalità del nostro attivo è arrivato dalle merci: +44,35 miliardi. I servizi hanno contribuito con un saldo di +3,7 miliardi. In ogni caso, a differenza dell’UE nel suo complesso, siamo riusciti a segnare risultati positivi per entrambe le voci.

Peso USA per nostro import/export

Approfondendo con i numeri, scopriamo che le esportazioni italiane di merci negli USA hanno ammontato a quasi 77 miliardi, mentre le importazioni si sono fermate a 32,5 miliardi. Per i servizi abbiamo 15,9 miliardi di vendite contro 12,2 miliardi di acquisti. In pratica, il peso delle merci sulle esportazioni totali negli USA è stato dell’83%.

Per capire quanto il mercato americano sia importante per il Made in Italy, serve un solo dato: l’intero avanzo relativo alle merci con il resto del mondo nel 2024 è stato di 54,9 miliardi di euro per l’Italia. Questo significa che le sole esportazioni italiane nette negli USA valgono più dei tre quarti del totale. Il peso delle esportazioni di beni negli USA in valore è stato del 12%, quello delle importazioni del 5,5%. Ma se guardiamo al solo interscambio con i Paesi extra-UE, scopriamo che le prime valgono il 25% e le seconde il 13,5%. E l’avanzo con gli USA equivale al 68% del totale.

Esportazioni italiane USA-dipendenti

In pratica, questa è la situazione: la bilancia commerciale con il resto dell’UE è negativa per circa una decina di miliardi di euro all’anno.

Le esportazioni italiane superano nettamente le importazioni all’infuori dell’UE e il peso degli USA è determinante per il successo delle nostre aziende. Da cui la cautela del governo nel sostenere anche solo verbalmente una “guerra” commerciale con Washington. Non c’è solo la volontà della premier Giorgia Meloni di tenere buoni i rapporti con l’amministrazione Trump, ma anche il più concreto interesse a non fare degenerare una situazione già tesa e che rischia di compromettere dalle fondamenta la nostra economia.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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