Le quotazioni del petrolio sono cresciute fino a oltre il 4% oggi, dopo che Russia e Arabia Saudita hanno emanato un comunicato congiunto, nel quale annunciano sforzi comuni per stabilizzare il mercato del greggio, al termine dell’incontro tenutosi tra il presidente russo Vladimir Putin e il numero due del Regno Saudita, Principe Mohammed bin Salman, sullo sfondo del G-20 in Cina.
Già nei giorni scorsi, il leader di Mosca aveva esternato l’intenzione di collaborare con l’OPEC per ravvivare i prezzi, tanto che si apprende che il primo produttore e secondo esportatore di greggio del pianeta invierà una sua delegazione al vertice OPEC di novembre.
Stando alle indiscrezioni, Putin starebbe mediando con il Principe bin Salman, chiedendo un “congelamento” della produzione da parte dei membri dell’OPEC e della Russia, ma consentendo all’Iran di continuare ad aumentare la sua produzione, essendo il paese uscito da poco da oltre 4 anni di embargo contro le sue esportazioni da parte dell’Occidente.
La mediazione russa di Putin
E l’attivismo russo potrebbe rivelarsi la carta vincente per il cartello. Mosca gode di ottimi rapporti sia con gli iraniani, sia con i sauditi, oltre che con paesi come il Venezuela, tra i maggiori sostenitori di un accordo. La mediazione di Putin, quindi, potrebbe risolvere quel problema apparentemente insormontabile, dato dalle ostilità geo-politiche sempre più aspre tra Riad e Teheran per il dominio della regione mediorientale.
Finora, i sauditi si sono mostrati disponibili a stabilizzare la loro produzione, a patto che facciano altrettanti “tutti” gli altri partner dell’OPEC, inclusa l’Iran. Questa, tuttavia, non ha alcuna intenzione di cessare l’aumento della produzione, ambendo a tornare ai livelli pre-sanzioni, ma finendo così per “rubare” quote di mercato ai concorrenti sauditi.