Nuove tensioni nell’OPEC
Ma è molto probabile che alla base del rialzo di queste ultime ore vi sia la prospettiva di un ennesimo vertice OPEC con all’ordine del giorno il taglio concordato della produzione. Tra i membri più attivi a spingere in questa direzione vi sono Venezuela, Ecuador e Kuwait, ma è già arrivato lo stop dalla Russia, non appartenente al cartello, ma che viene costantemente tenuto in considerazione per i colloqui, trattandosi del primo produttore globale.
Segnali distensivi non sarebbero arrivati nemmeno dal leader del gruppo, l’Arabia Saudita, che con circa 10,5 milioni di barili al giorno sta estraendo negli ultimi mesi a livelli record.
Offerta petrolio è alta, eccesso rimane
Ormai, Teheran si sta portando ai livelli pre-sanzioni a 4 milioni di barili al giorno, ma per impedire agli iraniani di conquistare quote di mercato, i sauditi stanno imbracciando una vera battaglia commerciale, con sconti applicati sulle esportazioni in Asia.
Un’altra notizia bearish per il mercato è data dai lavori in corso per ripristinare il porto di Es Sider, chiudo dalla fine del 2014 dopo un attacco sferrato da un gruppo di guerriglieri anti-governativi. L’obiettivo di Tripoli è di aumentare la produzione, crollata agli attuali 300.000 barili al giorno dall’apice di 1,78 milioni del 2008. Il potenziale di crescita del paese nordafricano è enorme e con l’apparente ritorno alla normalità politica (c’è in carica un governo di unità nazionale, riconosciuto dalla Comunità internazionale) è probabile che nel corso dei prossimi mesi un aumento delle estrazioni vi sia. Ciò, però, accresce i dubbi sui tempi dell’assorbimento dell’eccesso di offerta globale.