Le quotazioni del petrolio si mostrano deboli anche oggi. In apertura, il prezzo del Wti americano scivola dell’1,9% a 46,16 dollari al barile, non lontano dal minimo dei poco più dei 44 dollari toccati il 16 gennaio scorso. In calo di 56 centesimi anche il Brent, che scende a 56,52 dollari. A provocare le perdite sono stati gli ultimi dati in arrivo dagli USA. Le scorte di greggio in America sono salite di 4,4 milioni di barili a quasi 469 milioni la scorsa settimana, +72 milioni rispetto alla media quinquennale e salendo al 63% della capacità stimata dei serbatoi, lasciando temere che tra non molto questa enorme quantità di petrolio finora accantonato, in attesa di essere venduto a prezzi più alti, finisca sul mercato e torni a deprimere le quotazioni.
APPROFONDISCI – Quotazioni del petrolio a $20 al barile in primavera, ecco la previsione da brivido A dare un nuovo colpo ai prezzi ci ha pensato stamane la
IEA (“International Energy Agency”), che ha sì aumentato le sue previsioni sulla domanda globale di greggio di 130.000 barili al giorno, rispetto alla sua stima precedente, portandole a 93,5 milioni di barili al giorno, +1 milione rispetto al 2014, ma allo stesso tempo ha alzato anche le stime sulla produzione americana, che quest’anno dovrebbe salire di 750 mila barili al giorno a 12,56 milioni dai precedenti 12,41 milioni stimati. Resta il fatto, quindi, che l’
OPEC, l’Organizzazione che raggruppa 12 paesi produttori e una produzione complessiva del 40% del totale, dovrebbe produrre così 29,5 milioni di barili al giorno per mantenere il mercato in equilibrio, ma a febbraio ha pompato 30,22 milioni di barili, in calo di 90.000 per i problemi in Libia e Iraq, mentre l’Arabia Saudita ha accresciuto il suo output a 9,74 milioni di barili al giorni dai 9,69 di gennaio. L’OPEC ha un obiettivo di 30 milioni di barili al giorno come tetto complessivo e difficilmente sarà abbassato al vertice di giugno.
APPROFONDISCI – Petrolio, l’Arabia Saudita alza i prezzi e riduce lo sconto Dunque, la IEA ritiene che l’equilibrio raggiunto apparentemente dal mercato petrolifero a febbraio e marzo sia “precario”, perché la produzione media giornaliera in America è cresciuta a febbraio di 115.000 barili e, pertanto, sembra difficile immaginare che tale equilibrio possa durare e che non vi siano all’orizzonte nuovi scossoni. Riassumendo: la produzione continua a crescere più della domanda, mentre c’è già una
sovrapproduzione stimata in 1,5 milioni di barili al giorno; i serbatoi negli USA sono già pieni per due terzi, cosa che lascia immaginare che a breve le compagnie americane potrebbero essere obbligate a mettere sul mercato ingenti quantità di greggio accantonato come scorte, aumentando così l’offerta e portando le quotazioni verso nuovi livelli più bassi.
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