Subire il pignoramento della pensione non è un evento raro se si contraggono troppi debiti senza pagarli. Oggi analizziamo il funzionamento di questo istituto adottato dai creditori per recuperare ciò che avanzano da un pensionato. Partendo da alcune evidenze, perché molto cambia se il pignoramento viene fatto alla fonte o dopo il versamento della pensione.
Una differenza da approfondire, perché capita spesso che questo pignoramento venga fatto all’INPS o alla banca (o Poste Italiane), dove il contribuente riceve la pensione.
“Buonasera, sono un pensionato di 69 anni. Ieri sono andato in banca per ritirare la pensione, ma mi hanno detto che ho subito il pignoramento della stessa. Ho contratto dei debiti, questo lo so, e non li ho pagati. Ma se mi tolgono la pensione, già troppo bassa (1.300 euro al mese) per le spese che ho tra affitto e bollette, come posso andare avanti? Cosa posso fare?”
Pignoramento delle pensioni: ecco le regole con INPS e banche
Si chiama pignoramento presso terzi perché dopo un’ordinanza di un Giudice, il creditore chiede a un soggetto diverso dal debitore, di trasferire i soldi di quest’ultimo a soddisfazione della sua pretesa. Ma ripetiamo, non sempre le situazioni sono uguali, perché molto dipende da dove inizia l’attacco alla pensione di un debitore. Se all’INPS, ovvero all’ente erogatore della prestazione, da cui i soldi partono, oppure a una banca o a Poste Italiane. Cioè gli organi che materialmente danno i soldi al pensionato.
Il nostro lettore ha senza dubbio un conto corrente o il classico libretto pensioni. Perché essendo da 1.300 euro al mese, ovvero superiore alla soglia che permette il pagamento per contanti allo sportello (1.000 euro, ndr), deve passare per forza da uno strumento come quelli prima citati.
Per questo spesso il pignoramento della pensione parte per il tramite della banca o dell’ufficio postale di riferimento. In altri casi però l’attacco alla pensione arriva direttamente presso l’INPS e quindi prima dell’accredito della pensione. Quindi, se il pignoramento è solo di una parte della pensione, può accadere che l’INPS eroghi solo la cifra al netto della parte pignorata, o che la banca renda disponibile la stessa cifra, riversando al creditore la differenza.
L’iter del pignoramento della pensione
Naturalmente, anche se qualcuno sostiene che adesso i pignoramenti siano più facili, la procedura è piuttosto lunga e farraginosa. Prima di tutto si deve passare da organi giudiziali. Perché serve che il pignoramento scaturisca da una sentenza, un decreto ingiuntivo, o da atti esecutivi come lo sono le cambiali o la cartella esattoriale. Poi si passa all’atto di precetto.
In pratica si tratta dell’avviso al debitore che sta per arrivare il pignoramento se non sana la sua posizione debitoria entro una decina di giorni. Ma se il debito nasce da una cambiale, i 10 giorni di intimazione per il pagamento non sono necessari e il pignoramento può scatenarsi lo stesso.
I limiti del pignoramento della pensione
Il pignoramento di una pensione, se si attacca direttamente l’assegno presso l’INPS, non può essere superiore a un quinto della pensione stessa. Al pensionato, a prescindere dal debito, devono essere lasciati i soldi necessari per vivere, e quindi la pensione intera non può essere pignorata. Si parla in questo caso del minimo vitale. Significa che c’è una soglia minima di pensione, una sorta di franchigia, fino alla quale nessun pignoramento può essere imposto.
Infatti il pignoramento di un quinto della pensione può avvenire solo per la parte che eccede il minimo vitale. Considerando 1.000 euro come minimo vitale, soprattutto dopo le novità introdotte dal 2022, è evidente che il nostro lettore può vedersi pignorare solo la quinta parte di 300 euro, cioè la parte eccedenti i 1.000 euro di minimo vitale.
Cambiano le regole se l’attacco arriva direttamente alla banca o alle Poste
Se invece la pensione viene attaccata in banca o alle poste, i limiti sono diversi. Perché di fatto ciò che viene congelato non è la sola pensione, ma l’intero conto con tutti i soldi sopra depositati. Quelli già depositati sul conto alla data della notifica di avvenuto pignoramento, possono essere pignorati solo per la parte che eccede le 3 volte l’assegno sociale, cioè 1.509,81 euro.
Per le pensioni che arrivano sul conto corrente nei mesi successivi alla notifica del pignoramento, i rischi sono maggiori. Perché il quinto da pignorare è sull’intero ammontare della pensione e non si tiene conto di limiti e minimo vitale.