Pignoramento stipendio in busta paga, se prendi 2.500 euro sei in pericolo

Cala la soglia dello stipendio a 2.500 euro per eventuali debiti su cui scatenare il pignoramento dello stipendio.
3 settimane fa
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Pignoramento stipendio in busta paga, se prendi 2.500 euro sei in pericolo
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La legge di Bilancio approdata alla Camera per il suo tour parlamentare ha in serbo una novità non propriamente positiva per i contribuenti. Parliamo di debiti con il fisco, di pignoramento dello stipendio e di regole. E per determinati lavoratori pubblici la situazione peggiora rispetto alle regole attuali.

Un lavoratore statale che ha debiti con il fisco rischia il pignoramento di una parte dello stipendio. E questa non è certo una novità assoluta. Non è una novità, visto che non sono solo i lavoratori dello Stato a rischiare il pignoramento dello stipendio in caso di debiti fiscali.

Pignoramento stipendio, ecco di cosa si tratta

Il pignoramento è uno degli strumenti più comuni adottati dal concessionario alla riscossione quando un contribuente non paga tasse, imposte o cartelle esattoriali. Può esserci pignoramento dello stipendio, pignoramento del conto corrente o della pensione. Cioè, può essere imposto al datore di lavoro, all’istituto di credito o all’ente pensionistico del contribuente indebitato di trattenere una parte di quanto dovrebbero erogare, al fine di recuperare le somme che l’interessato deve all’ente o al concessionario che ha disposto il pignoramento. Tutto per soddisfare il loro credito.

Tuttavia, nella manovra emerge che il pignoramento diretto di una parte dello stipendio diventerà ciò a cui andranno incontro lavoratori pubblici con uno stipendio superiore a 2.500 euro al mese e con debiti fiscali non inferiori a 5.000 euro.

Pignoramento stipendio in busta paga, se prendi 2.500 euro sei in pericolo

In base alla nuova Legge di Bilancio, all’articolo numero 10, scende la soglia a partire dalla quale un contribuente può essere considerato assoggettabile ai controlli sulle inadempienze. Una soglia che si abbassa da 5.000 euro a 2.500 euro. Nello specifico, si parla di un taglio di parte dello stipendio, in misura pari a massimo 1/7. Quindi, un pignoramento dello stipendio che scatta più facilmente.

Chi ha uno stipendio superiore a 2.500 euro, debiti di almeno 5.000 euro, e lavora per le pubbliche amministrazioni o per le società a partecipazione statale maggioritaria, adesso corre rischi maggiori.

Infatti, fino alla novità che entrerà in vigore con la Legge di Bilancio nel 2025, il meccanismo era meno rigido riguardo alle soglie. Le PA, nel momento in cui dovevano effettuare un pagamento superiore a 5.000 euro a un dipendente, avevano l’onere di verificare se su questo dipendente pendevano cartelle esattoriali e debiti fiscali di importo minimo pari a 5.000 euro. Adesso, la stessa operazione dovranno effettuarla immediatamente per pagamenti verso il dipendente di soli 2.500 euro, e sempre se il debito o le cartelle sono di un ammontare superiore a 5.000 euro.

Da 5.000 euro a 2.500 euro, scende la soglia di stipendio attaccabile

Come è evidente, cambiano le soglie. Chi ha uno stipendio superiore a 2.500 euro e debiti di almeno 5.000 euro, prima era al riparo da questa forzatura, ma adesso non lo è più.

La Legge di Bilancio non fa altro che modificare l’articolo numero 48-bis del DPR numero 602 del 29 settembre 1973. E sempre limitatamente alle somme dovute a titolo di stipendio, di salario o di altre indennità relative al rapporto di lavoro o di impiego. Comprese quelle dovute a causa di licenziamento, la soglia passa da 5.000 euro a 2.500 euro.

Ricapitolando, quando l’ente deve versare a un dipendente stipendio o altri emolumenti collegati al salario, se di importo superiore a 2.500 euro, verifica nelle banche dati che questo contribuente non abbia debiti di importo superiore a 5.000 euro. Parliamo naturalmente di debiti di cartelle esattoriali. Pare che in queste situazioni debitorie si trovino più o meno 250.000 dipendenti pubblici. E di questi circa 30.000 dovrebbero essere assoggettabili alla novità avendo uno stipendio più elevato di 2.500 euro. Sono loro a cui verrà applicato il taglio di 1/7 dello stipendio, come è previsto dalla normativa sulla pignorabilità dello stipendio stesso.

Cala la soglia dello stipendio a 2.500 euro per i controlli del datore di lavoro su eventuali debiti su cui scatenare il pignoramento dello stipendio. Ma ciò non vuol dire che il debitore non possa, prima di farsi pignorare lo stipendio, decidere di pagare spontaneamente evitando la spiacevole procedura.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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