Pil Eurozona, faro puntato su trade war e politica Italia

Schroders taglia stime Pil Eurozona. Analisi a cura di Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist, Schroders
6 anni fa
1 minuto di lettura
Schroders London

Sebbene il Pil di alcuni degli Stati membri più grandi sia salito, la crescita debole in Italia e Francia ha pesato sul dato complessivo e anche Austria e Spagna hanno registrato dei rallentamenti. In Germania la lettura è migliorata rispetto ai primi tre mesi dell’anno, ma i nuovi ordini industriali sono diminuiti, segnalando prospettive poco rosee per il contributo delle esportazioni nette alla crescita del Pil.

Alla luce di queste considerazioni, abbiamo tagliato le nostre stime di crescita del Pil dell’Eurozona per il 2018 al 2% dal 2,4% precedente.

Si tratta del nostro secondo downgrade consecutivo, riconducibile principalmente alle attese di un’intensificazione delle guerre commerciali e al conseguente impatto sulla performance esterna dell’Eurozona. Il 2019 dovrebbe seguire una traiettoria simile: la domanda domestica dovrebbe tenere bene, ma le continue tensioni commerciali freneranno quella esterna, motivo per cui abbiamo rivisto al ribasso le nostre previsioni dal 2,1% all’1,7%.

In termini di politica monetaria, la Banca Centrale Europea è tornata in modalità attendista dall’ultimo aggiornamento della forward guidance di giugno. In particolare, l’Eurotower sta monitorando due rischi cruciali: il primo riguarda l’impatto che il peggioramento dello scenario esterno avrà sull’economia dell’Eurozona, mentre il secondo è rappresentato dalla situazione politica in Italia.

Il Governo italiano formulerà una proposta di legge di bilancio nei prossimi mesi, che sembrerebbe orientata verso un ridotto pacchetto di stimoli fiscali. Tuttavia, esiste il rischio che il Governo populista intraprenda una battaglia contro la Commissione Europea. Questa seconda eventualità potrebbe innescare quello che abbiamo ipotizzato come lo “Scenario di una crisi del debito italiano”. Questo esercizio teorico prevede un drastico aumento dei rendimenti dei Titoli di Stato dell’Italia, con il conseguente allargamento dello spread e il deprezzamento dell’euro. Anche la crescita dell’Eurozona verrebbe danneggiata seriamente in questo scenario. Una situazione simile potrebbe essere risolta solo con il ripristino da parte della BCE del QE e l’insediamento di un Primo Ministro tecnico.

Detto questo, il nostro scenario di base prevede che la BCE prosegua lungo il percorso annunciato e termini il QE alla fine di quest’anno, mantenendo i tassi invariati fino all’estate 2019. Infine, sulle prospettive di crescita dell’Eurozona pesano anche i negoziati sulla Brexit, che stanno arrivando al culmine e stanno mettendo in luce tutti i rischi legati al possibile outcome. Il Pil nel secondo trimestre è cresciuto, ma il dato complessivo ha celato debolezze sul fronte della domanda e del contributo del commercio netto. In un contesto in cui persiste una forte incertezza, abbiamo dunque tagliato anche le stime del Pil britannico per quest’anno dall’1,4% all’1,2% e per il 2019 dall’1,6% all’1,3%, in quanto stimiamo che le debolezze proseguiranno anche nel post Brexit.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Poste Italiane: tutti i numeri di assistenza.
Articolo precedente

Poste Italiane revisione tariffe servizi postali universali: ecco tutti gli aumenti

Articolo seguente

Corona svedese ai minimi dalla grandi crisi del 2009, ecco le cause del tonfo