Pil italiano più alto con la revisione Istat e il governo Meloni ‘trova’ 2 miliardi per la legge di Bilancio

L'ultima revisione dell'Istat accresce il Pil italiano e aiuta il governo Meloni in vista della presentazione della legge di Bilancio 2025.
4 giorni fa
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Pil italiano, revisione al rialzo per l'Istat aiuta il governo Meloni
Pil italiano, revisione al rialzo per l'Istat aiuta il governo Meloni © Licenza Creative Commons

Nei giorni scorsi si vociferava che la premier Giorgia Meloni puntasse a rinviare di qualche giorno la presentazione della legge di Bilancio per il 2025, confidando sulla revisione al rialzo del Pil italiano da parte dell’Istat. Il dato è stato pubblicato questa mattina e va incontro esattamente agli auspici di Palazzo Chigi. Al 31 dicembre del 2023, il prodotto interno lordo risultava in valore di 42,625 miliardi di euro più alto rispetto alla stima pubblicata a marzo. E ciò ha già avuto alcuni riflessi non marginali sui conti pubblici italiani, così come ne avrà anche per quest’anno e il prossimo.

Pil italiano più alto, debito più basso

Anzitutto, dalla revisione Istat emerge che il Pil italiano sia stato di 20,572 miliardi più alto nel 2021, di 34,209 miliardi in più nel 2022 e, per l’appunto, di +42,625 l’anno scorso. Per effetto di questi nuovi dati la crescita è stata rivista al rialzo all’8,9% nel 2021 (dall’8,3% iniziale) e al 4,7% nel 2022 (dal +4%). Viceversa, è stato rivisto al ribasso dello 0,2% allo 0,7% per l’anno scorso. Tuttavia, il debito pubblico a fine 2023 non è stato più pari al 137,3% del Pil, bensì del 134,6%.

Deficit in maggiore calo quest’anno

Già questa è una prima conclusione interessante. Poiché mercati e Commissione europea monitorano con attenzione e spesso apprensione i nostri livelli di indebitamento, con la revisione del Pil italiano esibiamo un miglioramento di 1,7 punti percentuali. Non sono bruscolini nella contabilità nazionale. I dati aggiornati potranno avere ripercussioni sulle finanze statali di quest’anno e il prossimo. Con il Def di primavera, il governo Meloni confermava un deficit di circa 90 miliardi per il 2024, pari al 4,3%. Tuttavia, quella stima partiva dalla premessa che il Pil italiano sarebbe stato di 2.158,36 miliardi. Il dato si ottiene moltiplicato il vecchio dato del 2023 per la crescita nominale attesa del 3,5% (1% crescita reale e 2,6% deflatore).

Alla luce dei nuovi dati, ammesso che le previsioni di crescita e sull’inflazione risultassero corrette, quei 90 miliardi di deficit se la vedranno con un Pil italiano di circa 2.202,48 miliardi.

L’incidenza scenderà al 3,6%. A questo punto, il governo Meloni avrebbe la possibilità di tagliare il deficit dello 0,1% in più rispetto agli impegni presi con il Def di aprile. In alternativa, potrebbe utilizzare quello 0,1%, pari a 2 miliardi di euro, per anticipare qualche voce di spesa inserito con la nuova legge di Bilancio per il 2025.

Giù anche deficit 2025

Quanto all’anno prossimo, l’obiettivo sarebbe di tendere al 3,7% di deficit, almeno stando al Def di aprile. Se fosse ribadito con la Nota di aggiornamento, grazie al Pil italiano più alto esso scenderebbe al 3,6%. Vi sarebbero 2 miliardi a disposizione o per il taglio delle tasse o per aumentare determinate voci di spesa o per abbassare il rapporto deficit/Pil oltre le previsioni. Considerato che la premier abbia atteso con ansia la revisione Istat di oggi, dovremmo scommettere che vorrà utilizzare questo margine per agevolare la redazione della manovra finanziaria nel complesso sui 25 miliardi.

  • Debito pubblico 2023: 134,6% da 137,3%
  • Pil 2024: 2.158,36 a 2.202,48 mld
  • Deficit 2024 da 4,3% al 4,2%
  • Deficit 2025 da 3,7% al 3,6%

Pil italiano (e non solo) in soccorso di Meloni

Un ulteriore aiuto lo offrirebbero i dati sulle adesioni al concordato preventivo biennale, mentre già sappiamo che il buon andamento delle entrate fiscali sta consentendo al governo di approvare una legge di Bilancio senza i patemi d’animo temuti fino a qualche mese addietro. D’altra parte bisognerà fare attenzione agli altri dati macro. Se da un lato il Pil italiano in partenza risulta più alto, dall’altro il disappunto può arrivare dal deflatore. Esso misura l’inflazione domestica al netto delle importazioni. Da mesi è scesa ad una media inferiore all’1% tendenziale, segno che i prezzi al consumo si siano stabilizzati. Una buona notizia per i consumatori, ma che renderebbe un po’ più complicata la gestione dei conti pubblici.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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