Sono arrivate inattese le ultime buone notizie sul fronte del Pil e dell’occupazione. Un segnale positivo per l’economia italiana, quando aumentano i timori la sua tenuta tra dazi, caro bollette e rallentamento globale. Iniziamo dal primo. Crescita dello 0,1% nel quarto trimestre del 2024 contro una stima preliminare nulla. Su base annuale, +0,6% contro +0,5% calcolato a fine febbraio. Ed è così che il 2025 parte con una crescita acquisita dello 0,1% e non nulla, cioè crescerebbe di tale entità se le variazioni congiunturali fossero zero per tutti i quattro trimestri dell’anno.
Nuovo record di occupati a febbraio
E a gennaio il tasso di occupazione ha raggiunto il nuovo massimo storico del 62,8%.
Record anche in valore assoluto con 24 milioni 222 mila occupati. Rispetto a dicembre c’è stato un aumento di 145 mila unità e nei 12 mesi di 513 mila. I dati dei mesi precedenti lasciavano trasparire il rischio di un calo dell’occupazione o una sua stagnazione. La disoccupazione è scesa, invece, al 6,3% dal 6,4% a cui era schizzata a dicembre. Era arrivata al 5,9% a novembre, il dato più basso dall’inizio delle rilevazioni ISTAT.
Pil e occupazione potranno continuare a salire nei primi mesi dell’anno, come segnalano altri dati in arrivo dal PMI composito. L’indicatore segnala lo stato di salute del settore privato. A febbraio è salito a 51,9 punti, ai massimi dal maggio scorso. Considerate che sopra 50 punti si ha un’espansione dell’attività economica, sotto una contrazione. A gennaio era stato di 49,7 punti. E’ stata la prima espansione dallo scorso ottobre. Nel dettaglio, i servizi sono saliti a 53 punti, dato massimo da giugno 2024 e di molto superiore ai 50,4 punti di gennaio.
Il manifatturiero è salito a 47,4 punti dai 46,3 di gennaio. Pur segnalando ancora una contrazione, la direzione è positiva.
Migliora settore privato, ma rischi per export
Facendo qualche ragionamento sui numeri di cui sopra, otteniamo che il settore privato starebbe accelerando rispetto ai mesi passati. Il PMI composito medio era stato di 49,5 punti nel quarto trimestre 2024. E’ già salito a 50,8 punti nella media dei primi due mesi del nuovo anno. Dunque, se Pil e occupazione erano aumentati con un settore privato in affanno, dovremmo ipotizzare che subiranno un’accelerazione alla luce dei nuovi dati. Una lettura certamente semplicistica, anche perché non tiene conto dei rapidi sviluppi di queste settimane in politica estera, con riflessi potenzialmente dirompenti per le nostre esportazioni.
La crescita continua ad essere trainata dal Made in Italy, anche se i consumi delle famiglie stanno apportando anch’essi un contributo positivo al Pil (e all’occupazione), trainata dall’aumento degli stipendi reali. L’inflazione è scesa all’1% nella media del 2024, mentre le retribuzioni orarie sono aumentate di oltre il 3%. Sebbene restino ben sotto i livelli reali pre-Covid, perlomeno il recupero giova alla domanda interna. L’importante è non dormire sugli allori. Il contrasto al caro bollette deve avvenire puntando alla radice del problema – l’alto costo dell’energia – e non continuando a sussidiare i consumi.
Da una soluzione efficace dipende il rilancio della produzione industriale, ormai in caduta libera da 23 mesi ininterrottamente.
Su Pil e occupazione né illusioni, né pessimismo
Non solo Pil e occupazione tra i dati positivi per l’economia italiana. I conti pubblici nel 2024 si sono chiusi meglio delle previsioni: deficit al 3,4% del Pil (contro il 3,8% atteso e dal 7,2% del 2023) e saldo primario a +0,4% (da -3,6%). Il debito pubblico è salito di poco, al 135,3% contro il 135,8% messo in conto dal governo Meloni. Numeri che consentono al Tesoro di respirare un minimo sul fronte dei margini fiscali a disposizione per stimolare l’economia. D’altra parte i costi di emissione potrebbero tornare a salire, come segnalano i rendimenti europei di queste settimane. Pertanto, nessuna illusione circa il prosieguo di condizioni favorevoli, ma neanche l’abbandono al pessimismo di maniera.
Il vero valore si crea nel lungo termine, investendo su produttività, innovazione e un sistema fiscale che premi la crescita sostenibile. L’ottimismo è un asset prezioso, ma solo se accompagnato da strategie di lungo periodo.