Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, lo ha chiarito nei giorni scorsi: l’inverno demografico ha ripercussioni sull’economia italiana, perché il calo della popolazione significa anche minori consumi e un Pil più basso. Non serve essere economisti per capirlo. Spesso, pensiamo che il problema riguarderà i decenni futuri, mentre è già da tempo che mostra le sue conseguenze nefaste. Lo confermano tra l’altro i dati sul Pil pro-capite. Questo indicatore, che non va confuso con il reddito medio, fornisce l’entità del Pil suddiviso per il numero degli abitanti in un dato anno.
Pil pro-capite risente delle variazioni demografiche
Se la popolazione restasse invariata nel tempo, l’evoluzione del Pil complessivo e del Pil pro-capite sarebbe perfettamente uguale. Ma non capita quasi mai che accada in nessuna parte. Oltre al saldo tra morti e nascite, c’è anche quello migratorio, vale a dire la differenza tra chi emigra all’estero e chi entra nel territorio nazionale. Per molti decenni dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia aveva visto aumentare la popolazione per effetto di due fenomeni contrapposti: da un lato le nascite superavano i morti, dall’altro espatriavano più italiani di quanti stranieri venissero a risiedere nel nostro Paese.
E così, se nel 1960 eravamo in 50 milioni, l’apice veniva raggiunto un decennio fa a quasi 61 milioni di abitanti. Di lì in avanti il declino, che è per l’appunto l’inverno demografico di cui discutiamo. Il numero di stranieri (regolari) è cresciuto, ma c’è stata un’accelerazione del fenomeno emigratorio e il numero dei morti ha preso il sopravvento sulle nascite. Queste ultime sono scese ai minimi storici sin dall’Unità d’Italia.
Crescita bassa in Italia
I dati sul Pil pro-capite svelano un fatto curioso. Negli ultimi quindici anni o giù di lì, non passa giorno che la stampa italiana non ci racconti che le distanze tra economia italiana da un lato e le altre principali economie europee dall’altro stiano aumentando.
- Paese Pil pro-capite 2007 Pil pro-capite 2023
- Germania 30.920 50.159 +62,2%
- Francia 30.276 41.263 +36,3%
- Italia 27.649 35.473 +28,3%
Perché abbiamo preso come riferimento il 2007? Fu l’anno che precedette la tremenda crisi finanziaria mondiale. Uno spartiacque per l’Europa, in particolare. Se prima le cose in Italia non andavano bene da molto tempo, dopo sono precipitate. Ad ogni modo, il Pil pro-capite è cresciuto da 27.649 euro a 35.473 euro (+28,3%). Al netto del deflatore del Pil, tuttavia, la crescita è stata negativa dello 0,5%. Dunque, è come se nel 2023 il Pil pro-capite italiano fosse di 27.503 euro, rapportato ai valori del 2007. La popolazione italiana nel frattempo è cresciuta di pochissimo e questo ha inciso negativamente sul dato, vista la mancata crescita economica.
Popolazione italiana cresciuta di poco
In Germania, il Pil pro-capite risulta esploso da 30.920 a 50.159 euro (+62,2%). Ma al netto del deflatore del Pil, il dato è salito del 9,6%. Sarebbe come se nel 2023 fosse di 33.878 euro, concatenando i dati dal 2007. Infine, in Francia il Pil pro-capite è passato da 30.276 a 41.263 euro (+36,3%). Anche in questo caso, tuttavia, la crescita reale è stata ben inferiore: +4,4% a 31.595 euro. Infatti, la popolazione residente in Germania è cresciuta nei sedici anni considerati di 1,2 milioni e quella francese di 4,4 milioni.
- Paese Variazione nominale 2007/2023 Variazione reale 2007/2023
- Germania +62,2% +9,6%
- Francia +36,3% +4,4%
- Italia +28,3% -0,5%
Cosa ci raccontano questi numeri? Una verità parzialmente differente dalla narrazione semplicistica di questi anni. L’economia italiana è andata certamente male e peggio delle altre. Su questo punto non ci piove. Ma le distanze appaiono meno abissali, se si passa dall’analisi del Pil complessivo a quella del Pil pro-capite.
Pil pro-capite segnala emergenza demografica
Dopodiché, bisogna chiedersi per l’appunto cosa abbia provocato l’inverno demografico di cui parliamo. La tematica è complessa e comprende elementi anche di natura socio-culturale. Tuttavia, possiamo affermare che la crisi abbia dissuaso molte famiglie dal mettere a mondo figli e molte altre non sono state neppure formate. Inoltre, centinaia di migliaia di ragazzi, spesso laureati, sono andati a cercare fortuna all’estero, mentre i flussi migratori regolari non sono riusciti a compensare il calo delle nascite e gli espatri. Insomma, il Pil pro-capite ha fatto un po’ meno peggio di quanto non lascino intendere i dati sul Pil complessivo. Ciò non può portare ad alcun compiacimento. Anzitutto, perché trattasi pur sempre di un dato negativo e, poi, perché il calo della popolazione non è frutto di una maledizione divina.
Dati e statistiche prese per avvalorare una tesi, la quale lascia il tempo che trova. Mi scusi, come si spiega che i paesi dove si fanno tanti figli sono poveri o molto poveri? Mi spiega come mai Germania e Francia, se consideriamo gli autoctoni, registrano poche nascite come in Italia, ma superano la media se si considerano i più poveri (non autoctoni)? Senza mangiarsi la testa, la soluzione è ben più semplice di quanto creda: hanno più immigrati o seconde e terza generazioni. Il Pil pro capite influisce relativamente.