I PIR, dopo un lento ma continuo declino, potrebbero essere rilanciati a partire dal primo gennaio 2020.
Di recente, infatti, la camera ha approvato l’emendamento di un deputato di Forza Italia, Sestino Giacomoni, grazie al quale i Piani individuali di Risparmio poterebbero ritrovare una nuova luce.
Cosa sono i PIR
I PIR (Piani Individuali di Risparmio) sono strumenti di investimento di medio e lungo periodo, riservati alle persone fisiche, che danno diritto ad un trattamento fiscale agevolato a condizione che siano rispettate alcune limitazioni previste dalla legge con riferimento alla composizione dei portafogli e alla durata dell’investimento.
Come riportato su quellocheconta.gov.it, portale di educazione finanziaria del Governo: “i PIR mirano a collegare i risparmi privati con gli investimenti delle imprese. Lo strumento è concepito per migliorare le opportunità di rendimento per te che investi e, allo stesso tempo, aumentare le opportunità delle imprese di ottenere risorse finanziarie per investimenti di lungo termine, favorendo, infine, lo sviluppo dei mercati finanziari. Il piano può essere costituito da “persone fisiche residenti nel territorio dello Stato”, cioè fiscalmente residenti in Italia, che:
- Non abbiano, nello stesso momento, più di un piano di risparmio;
- Non condividano il piano con altre persone fisiche, indipendentemente dalla loro età (può essere titolare di un PIR anche un minorenne)”.
Dal 2020 si potranno sottoscrivere più di un PIR
Per la prima volta maggioranza e opposizione insieme hanno approvato l’emendamento inserito nel decreto fiscale. Grande soddisfazione per l’artefice della proposta. In una recente nota, Giacomoni, sottolinea come questa norma sia “un provvedimento volto allo sviluppo ed al finanziamento delle piccole e medie imprese italiane”.
In pratica, l’emendamento consentirà a casse di previdenza e ai fondi pensione, a differenza di quanto attualmente previsto, di poter sottoscrivere più di un PIR, nel limite del 10% del patrimonio.
Inoltre, almeno il 5% della quota del 30% per investimenti in economia reale, deve, necessariamente, essere fatta su strumenti finanziari di società di piccolissima capitalizzazione, che non possono far parte dell’indice Ftse Mib.
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