Se il PIL italiano ha deluso le aspettative nel secondo trimestre, il mercato del lavoro continua ad offrire soddisfazioni. Nel mese di giugno, il numero di occupati è salito di 82 mila unità e ha raggiunto il nuovo record di 23 milioni 590 mila. Anche dal punto di vista percentuale ha segnato un nuovo massimo storico al 61,5%, in crescita dal 61,3% di maggio. Questo dato ci avvicina all’Europa, anche se le distanze rimangono. In media, nell’Unione Europea lavorano 7 persone su 10 tra 15 e 64 anni.
Non è solo la quantità del lavoro disponibile ad essere aumentata. C’è un fattore non meno importante che riguarda la “qualità” del lavoro. Per quanto tempo abbiamo discusso della precarietà, intesa come lavori stagionali, senza alcuna prospettiva di stabilità per gli occupati? Ebbene, nell’ultimo anno sono stati creati 385.000 posti di lavoro, di cui 395.000 a tempo indeterminato tra i lavoratori dipendenti, mentre sono scesi di 42.000 i contratti a termine. Infine, gli autonomi sono aumentati di 32.000 unità.
Giù disoccupazione, premiati gli uomini
E non è tutto. La disoccupazione giovanile (15-24 anni) è scesa dal 23,5% di giugno 2022 al 21,3% di due mesi fa. In particolare, il numero dei disoccupati è sceso di 37.000 unità per questa fascia di età, mentre gli occupati sono aumentati di 24.000. Giù il numero complessivo dei disoccupati tra 15 e 64 anni al 7,4% (7,6% a maggio): -178.000 in un anno a quota 1 milione 867 mila. Di questi, 948.000 sono uomini (-85.000) e 919.000 donne (-94.000). In valori percentuali, la disoccupazione maschile si attesta al 6,5% contro il 7,2% di un anno prima, quella femminile all’8,5% contro il 9,4%.
Variano di molto le percentuali relative ai tassi di occupazione tra uomini e donne, una pecca storica e cronica italiana. Tra i primi siamo al 70,7% e tra le seconde solo al 57,2%.
Posti di lavoro legati a PIL italiano
La giungla dei numeri può disorientare, ma per capirci sta accadendo questo: l’occupazione cresce in valore assoluto e percentuale, ultimamente più per gli uomini che per le donne. Scendono parimenti il tasso di disoccupazione e il tasso di inattività. Quest’ultimo è al 33,5% dal 34,2% di un anno prima. Significa che ci sono 280 mila persone in meno che non hanno un lavoro e neppure lo cercano. Il dato resta elevato e risente in molti casi dell’effetto scoraggiamento, vale a dire della difficoltà percepita nel trovare un impiego e che dissuade dal solo cercarlo.
Non è un caso che quasi i due terzi degli inattivi sia donna: 7 milioni 933 mila su un totale di 12 milioni 451 mila. In percentuale, il 42,8% tra le donne e il 24,3% tra gli uomini. Rispetto a un anno prima, -0,5% e -0,8% rispettivamente. C’è molta strada da fare per giungere a una sostanziale parità di genere sul mercato del lavoro italiano. I dati segnalano, però, che l’aumento delle opportunità tende ad avvantaggiare giovani e donne nel complesso. E l’occupazione record prospetta notizie confortanti, a patto che la crescita del PIL italiano prosegua.