Anche le forze di polizia avranno il loro fondo complementare. Si chiama Fondo pensione Pre.Si.Di (acronimo di Previdenza, Sicurezza e Difesa) ed è stato costituito formalmente a Roma con atto pubblico.
Il Fondo, fortemente voluto dai sindacati del comparto, si rivolge a più di 500 mila potenziali aderenti e costituirà il secondo pilastro di pensione. Iniziativa che non poteva interessare anche le forze dell’ordine coinvolte nei cambiamenti del sistema pensionistico.
Un fondo pensione per militari e poliziotti
L’entrata a regime del sistema contributivo fra poco più di 10 anni metterà in difficoltà, militari, poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili del fuoco.
Già oggi le pensioni sono calcolate col sistema contributivo e retributivo (per gli anni di servizio prestati prima del 1996) e le pensioni non sono certo quelle dei primi anni del secolo. Se a ciò si aggiunge il fatto che militari e poliziotti vanno in pensione prevalentemente a 60 anni, la rendita non può che essere bassa.
Il coefficiente di trasformazione che è applicato al montante contributivo è più basso a 60 anni rispetto ai 67 anni previsti per la generalità dei lavoratori. Ne deriva una penalizzazione, anche perché, per legge, il servizio deve essere interrotto al raggiungimento dell’età ordinamentale, salvo poche eccezioni.
Nasce il Pre.Si.Di
Con la nascita del Pre.Si.Di, si dà finalmente la possibilità anche ai militari di potersi costituire una pensione complementare da affiancare a quella pubblica dello Stato. Un passo necessario affinché non si faccia la fame dopo aver servito per anni lo Stato.
E’ ancora presto per sapere come funzionerà il nuovo Fondo. Ma il principio di funzionamento sarà come tutti gli altri fondi di pensione complementare riservati ai lavoratori pubblici e privati. Si destina una quota periodica del TFS alla costituzione di una piccola rendita che potrà essere integrata su base personale e da parte del datore di lavoro.
Anche la fiscalità sarà agevolata, al pari degli altri fondi pensione. E’ allo studio tuttavia una riforma che dovrebbe alleggerire il prelievo fiscale sulle quote versate e maturate i cui guadagni andranno a incrementare la propria pensione. Di contro aumenterebbe la tassazione sulla rendita finale (al momento compresa fra il 9 e 15 per cento).