In diversi articoli precedenti vi abbiamo spiegato con estrema semplicità cosa significa aprire una posizione corta o andare corti o “short” su un titolo azionario o obbligazionario. In estrema sintesi: vendere allo scoperto significa cedere sul mercato titoli che non si posseggono fisicamente, ma che ci si fa prestare da brokers (banche, in genere); in alcuni casi, si vende con la promessa di trasferire i titoli entro una certa scadenza pattuita. Si tratta di una posizione ribassista, perché chi lo fa scommette che il prezzo del titolo scenda, così che le azioni o le obbligazioni prima vendute possano essere acquistate sul mercato a un costo inferiore, che pur aumentato delle eventuali commissioni da pagare ai brokers, determinano una plusvalenza.
Ma su quali titoli posso aprire una posizione corta? In teoria, su tutti. La Consob comunica eventualmente su quali e per quali sedute non sia possibile farlo, a seguito di attacchi speculativi violenti, mentre di recente una direttiva comunitaria ha imposto il divieto di vendita allo scoperto per i titoli di stato.
Vendita scoperto titoli
Aldilà degli aspetti legali, è importante considerare un dato: lo “short selling” conviene quando il prezzo di un titolo è giudicato molto elevato e con serie probabilità di scendere nel futuro prossimo (a 1 mese, 3 mesi, etc.). Non è facile effettuare un’analisi di sopravvalutazione di un titolo, perché oltre alle specificità dell’emittente, vi sono anche considerazioni di natura macroeconomica. Ad esempio, le banche centrali possono sostenere la crescita generalizzata delle borse, anche quando i prezzi risultino già elevati.
Tuttavia, se rispetto alla media dei competitors si registra un rapporto tra prezzi e utili molto più alto, il rischio di una caduta dei primi cresce e aumentano le possibilità di fare profitti puntando al ribasso.