Il buono fruttifero postale fin dal lontano 1925 è stato un prodotto di investimento molto apprezzato dagli italiani. Il motivo è semplice: offriva tassi discreti che alla scadenza permettevano davvero di realizzare un sogno. Adesso quegli interessi sono solo un ricordo ma grazie all’aggiornamento anti-inflazione del 6 luglio scorso tale strumento di investimento è tornato ad essere competitivo. Il funzionamento dei buoni fruttiferi postali è abbastanza semplice: si versa una somma di denaro sulla quale maturano degli interessi periodicamente. Il sottoscrittore del titolo può poi farsi restituire il capitale quando vuole ma gli interessi maturano però dopo un determinato periodo.
Il lontano buono del 1983
Un buono fruttifero postale del 1983 va in prescrizione 31 dicembre 2023 e quindi il prossimo anno. Occhio quindi alla data dei titoli in proprio possesso perché quando si verifica questa condizione si perde non soltanto il capitale investito ma anche gli interessi che nel frattempo sono maturati. Per sapere quanto vale il titolo in proprio possesso ci si può connettere alla pagina della Cassa Depositi e Prestiti dove è presente un calcolatore. Quest’ultimo dirà a chi lo usa che cifra gli spetta senza però considerare l’imposta di bollo. Ricordiamo che dal 2012 essa era dello 0,10, nel 2013 dello 0,15% e dal 2014 dello 0,20%.
Come fare il calcolo
I dati da inserire nel calcolatore di CDP sono la tipologia di buono ed in questo caso inseriremo la dicitura ordinaria. È infatti l’unico che ancora non è caduto in prescrizione dato che negli anni ottanta scadeva dopo 30 anni. Come data di sottoscrizione, inseriremo ad esempio 4 febbraio 1983, come importo 8 milioni di lire e come data di scadenza lasceremo quella di oggi. Ebbene, cliccando su tasto calcola, sapremo che il nostro buono è della serie O convertito in Q dal 1° gennaio 1987.
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