Posso andare in pensione a 61 anni? Ecco perché è possibile, ma servono 35 anni di contributi nel 2021

C'è chi nel 2024 può andare in pensione a 61 anni, ma deve aver completato i 35 anni di contributi nel 2021, ecco perché.
3 mesi fa
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Ecco come anticipare di 16 mesi l'età pensionabile per andare in pensione nel 2025 prima dei 66 anni 
Foto © Investireoggi

Le pensioni sono un argomento molto complesso, poiché esistono numerose misure che possono permettere di anticipare la quiescenza anche di diversi anni rispetto al previsto. Tante misure significano molti requisiti da soddisfare, e spesso guardare al passato conviene. Poiché alcune misure consentono di andare in pensione anche oggi, se si sono maturati determinati requisiti entro una data stabilita. In risposta ai numerosi quesiti dei nostri lettori, di cui ne proponiamo uno qui sotto. Vediamo cosa può fare un lavoratore quando si pone una domanda precisa: “Posso andare in pensione a 61 anni?”

“Buonasera, sono una donna che a dicembre compie 61 anni di età.

Da due anni sono senza lavoro perché ho dato le dimissioni dal mio posto di lavoro in fabbrica a causa di incomprensioni con l’azienda. Ho 37 anni di contributi che, ad oggi, non mi permettono di andare in pensione. Sono una donna che ha sempre lavorato, sacrificando la vita personale per il lavoro, e non posso andare in pensione nonostante questa lunga carriera.

Lo trovo assurdo, soprattutto perché, per esempio, il governo continua a rendere difficile il pensionamento, come dimostra il fatto che oggi Opzione Donna, oltre a tagliare le pensioni a chi aderisce, non permette più di uscire a tutte le lavoratrici, ma solo a invalide o a coloro che assistono invalidi. Secondo voi, posso andare in pensione a 61 anni nella condizione in cui mi trovo? O devo cercare un nuovo lavoro, che, a dire il vero, non riesco a trovare, nonostante i miei sforzi.”

Posso andare in pensione a 61 anni? Ecco perché è possibile, ma servono 35 anni di contributi nel 2021

Prima di scoraggiarsi e pensare negativamente, è meglio verificare le varie possibilità che il sistema pensionistico italiano offre ai contribuenti. Le sorprese potrebbero essere dietro l’angolo, e c’è chi, anche se scettico, può andare in pensione sfruttando misure e dettagli di cui pochi sono a conoscenza.

Potrebbe sembrare strano, ma effettivamente c’è chi, a 61 anni, potrebbe avere la possibilità di andare in pensione. Soprattutto se si tratta di una donna, le regole previdenziali possono riservare piacevoli sorprese.

La nostra lettrice potrebbe essere una delle fortunate a beneficiare delle regole di pensionamento, proprio grazie alla misura che lei stessa ritiene peggiorata dal governo (ed è vero). Eppure, Opzione Donna apre possibilità che molte non considerano, dato che chi ha maturato i requisiti per lasciare il lavoro con le vecchie regole può sfruttarle oggi per un sorprendente pensionamento anticipato. Utilizziamo il condizionale perché non possediamo tutte le informazioni necessarie per dare una risposta definitiva alla lettrice.

Tuttavia, a prima vista, lei potrebbe andare in pensione con Opzione Donna, a prescindere dai cambiamenti sopraggiunti negli ultimi due anni. Certo, la sua pensione sarà calcolata interamente con il sistema contributivo, subendo quindi una penalizzazione. Ma se davvero non riesce a trovare soluzioni alternative, quella di Opzione Donna è una strada assolutamente percorribile.

La vecchia Opzione Donna meglio della nuova, ecco perché

Negli ultimi anni, alcune misure hanno subito notevoli cambiamenti, quasi tutti peggiorativi rispetto al passato. Una di queste è senza dubbio Opzione Donna. Dall’essere una misura aperta a tutte le lavoratrici indistintamente, cioè a dipendenti e autonome, sia del settore privato che pubblico, è diventata accessibile solo a un ristretto numero di lavoratrici. Opzione Donna prevede sempre dei requisiti da completare entro il 31 dicembre dell’anno precedente a quello del pensionamento. Questo vale anche per l’Opzione Donna attuale. Fino al 2022, cioè fino al 2021 come data di maturazione dei requisiti, la misura era riservata semplicemente a:

  • Lavoratrici dipendenti con 35 anni di contributi versati e almeno 58 anni di età;
  • Lavoratrici autonome con 35 anni di contributi versati e almeno 59 anni di età.

Opzione Donna 2023: ecco cosa cambiò in concreto

Nel 2022 è avvenuto il primo cambiamento significativo.

Opzione Donna, nel 2023, con requisiti anagrafici e contributivi maturati entro la fine del 2022, è diventata riservata a:

  • Lavoratrici invalide al 74% con almeno 35 anni di contributi e 60 anni di età;
  • Caregiver che da 6 mesi convivono e assistono un parente stretto disabile con 35 anni di contributi e 60 anni di età;
  • Lavoratrici invalide al 74% con almeno 35 anni di contributi e 59 anni di età, se hanno avuto un figlio;
  • Caregiver che da 6 mesi convivono e assistono un parente stretto disabile con 35 anni di contributi e 59 anni di età, se hanno avuto un figlio;
  • Lavoratrici invalide al 74% con almeno 35 anni di contributi e 58 anni di età, se hanno avuto più di un figlio;
  • Caregiver che da 6 mesi convivono e assistono un parente stretto disabile con 35 anni di contributi e 58 anni di età, se hanno avuto più di un figlio;
  • Lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende di interesse nazionale con tavoli di risoluzione della crisi aziendale avviati al Ministero, con 35 anni di contributi e 58 anni di età, a prescindere dai figli avuti.

Opzione Donna 2024: ancora peggio di prima, ecco le novità

Se il 2023 ha segnato il primo anno di cambiamenti, il 2024 ha introdotto ulteriori peggioramenti. Come sempre, i requisiti devono essere completati entro il 31 dicembre dell’anno precedente, cioè entro il 31 dicembre 2023. Nel 2024, Opzione Donna è diventata riservata a:

  • Lavoratrici invalide al 74% con almeno 35 anni di contributi e 61 anni di età;
  • Caregiver che da 6 mesi convivono e assistono un parente stretto disabile con 35 anni di contributi e 61 anni di età;
  • Lavoratrici invalide al 74% con almeno 35 anni di contributi e 60 anni di età, se hanno avuto un figlio;
  • Caregiver che da 6 mesi convivono e assistono un parente stretto disabile con 35 anni di contributi e 60 anni di età, se hanno avuto un figlio;
  • Lavoratrici invalide al 74% con almeno 35 anni di contributi e 59 anni di età, se hanno avuto più di un figlio;
  • Caregiver che da 6 mesi convivono e assistono un parente stretto disabile con 35 anni di contributi e 59 anni di età, se hanno avuto più di un figlio;
  • Lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende di interesse nazionale con tavoli di risoluzione della crisi aziendale avviati al Ministero, con 35 anni di contributi e 59 anni di età, a prescindere dai figli avuti.

La pensione a 61 anni per tutte e non solo per le poche categorie a cui Opzione Donna si applica

Come è evidente, dal 2022 ad oggi l’età di uscita è passata da 58 a 61 anni, salvo rari casi di lavoratrici appartenenti a particolari categorie che hanno avuto più figli.

In questo caso, il peggioramento rispetto al passato è di un solo anno, con l’uscita prevista a 59 anni. Resta l’inasprimento, con conseguente riduzione della platea di riferimento.

Questi inasprimenti e tagli alle beneficiarie, tuttavia, possono essere superati da chi, come la nostra lettrice, potrebbe aver completato i requisiti per l’Opzione Donna nel 2021, cioè prima degli inasprimenti.

Chi oggi ha 61 anni, nel 2021 ne aveva già compiuti 58, e se a quella data aveva anche 35 anni di contributi versati, può andare in pensione richiedendo l’Opzione Donna come lavoratrice dipendente. Questo sfruttando la vecchia misura, quella che nel frattempo è stata modificata, come spiegato in precedenza.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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