La pensione in Italia funziona sostanzialmente con un doppio requisito che era e resta quello dell’età anagrafica e dell’età contributiva. Basta mancare uno dei due, in base a quello che le misure prevedono, e salta la possibilità di pensionamento. In linea di massima esistono alcune misure che consentono il pensionamento senza limiti di età, ma solo a fronte di carriere lavorative molto lunghe, ben superiori ai 40 anni di contributi. Tipico esempio le pensioni anticipate per le quali servono 42,10 e 41,10 anni di contributi versati rispettivamente per uomini e donne o la quota 41 per i lavoratori precoci.
“Buonasera, sono Elvira e ho 18 anni di contributi. Non lavoro più e quindi mi chiedevo con questa carriera quando potrò andare in pensione. Sono nata nel 1958 e volevo capire se posso sperare in qualcosa.”
Posso andare in pensione con 18 anni di contributi? ecco cosa c’è nel sistema
Andare in pensione con carriere lunghe è più facile rispetto a chi non ha contributi versati di rilievo. Le misure per chi ha carriere lunghe e continue sono davvero molte, almeno al momento, visto che il Governo sta valutando di aprire ad una riforma del sistema che non dovrebbe lesinare novità. Abbiamo già detto degli oltre 40 anni che servono per le pensioni anticipate che non hanno alcun limite anagrafico da maturare.
Ma con 36 anni di contributi, a partire dai 63 anni ci sono lavoratori che possono entrare nell’Ape sociale. Misura che a volte consente il pensionamento anche con soli 30 anni (invalidi, caregivers e disoccupati). Con 35 anni di contributi c’è lo scivolo usuranti con quota 97,6 e valido anche per i notturni. Sempre di 35 anni di contributi è la carriera utile ad opzione donna.
Pensioni con 20 anni di contributi, la soglia minima è questa per molte misure
Andare in pensione con 20 anni di contributi è ciò che si può fare una volta raggiunti i 67 anni di età. Se il primo anno di contributi versati è successivo al 31 dicembre 1995 oltre ai 67 anni di età ed ai 20 anni di contributi bisogna arrivare ad una pensione non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale. Sempre con 20 anni di contributi, ma a 56 anni di età per le donne e 61 anni per gli uomini, c’è la pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile all’80% almeno. A 64 anni per chi non ha versamenti prima del 1996, c’è la possibilità di uscire con soli 20 anni di contributi con la pensione anticipata contributiva. Ma serve che l’assegno pensionistico sia pari o più alto di 2,8 volte l’assegno sociale.
Maggiorazioni contributive e cos’altro offre il sistema previdenziale
Come abbiamo detto, con contributi inferiori a 20 anni c’è poco da sfruttare per poter andare in pensione. A 71 anni di età bastano 5 anni di contributi per la pensione di vecchiaia contributiva e vengono meno i limiti di assegno prima citati, cioè la pensione pari a 1,5 volte l’assegno sociale. Possibilità questa valida anche per chi adotta il computo nella gestione separata INPS.
Una via per il pensionamento con 18 anni di contributi può essere quella delle maggiorazioni contributive. Per ogni anno di lavoro svolto prima dei 18 anni di età, a volte un anno di contributi può valere 1,5 volte. Ma per tagliare di 2 anni la soglia minima dei 20 anni, il versamento dei contributi dovrebbe essere partito a 14 anni. In modo tale che i 4 anni di lavoro svolti da 14 a 18 anni valgano come 6 anni. Una condizione difficile da materializzarsi.
Deroghe Amato, bastano 15 anni di contributi, ma come?
Esistono misure che operano in deroga ai requisiti vigenti, ma sono assai particolari.
La seconda prevede l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari prima il 1° gennaio 1993 ed a prescindere dal fatto che i versamenti siano stati effettuati o meno.
La terza deroga si centra con 15 anni di contributi, il primo antecedente di 25 anni la data del pensionamento e almeno 10 anni di contributi non coperti per l’intero anno ovvero con meno di 52 settimane di contributi.