Tutto cambia e il mondo è in continua trasformazione più di ogni altra cosa. Nel prossimo futuro, pagare bollettini e spedire raccomandate tramite Poste Italiane potrebbe diventare un ricordo. L’amministratore delegato dell’azienda, Matteo Del Fante, ha recentemente dichiarato la possibilità di un’uscita di Poste dal servizio universale, un cambiamento significativo che potrebbe entrare in vigore già dal 2026. La decisione sarebbe legata a valutazioni economiche che indicano che il mantenimento di questi servizi non risulta più vantaggioso per l’azienda.
La fine del servizio universale
Attualmente, Poste Italiane gestisce una serie di servizi essenziali, come il pagamento dei bollettini e l’invio di raccomandate, grazie al contratto di programma con lo Stato. Tuttavia, Del Fante ha reso noto che l’azienda non ha intenzione di rinnovare questa concessione alla scadenza prevista nel 2026, dopo una proroga di 16 mesi. “È ovvio che a Poste non conviene più essere fornitore del servizio universale“, ha affermato l’ad, sottolineando che l’azienda è ormai orientata verso un modello di mercato. Questa decisione potrebbe costringere milioni di utenti a trovare alternative per gestire le operazioni che attualmente svolgono presso gli sportelli di Poste Italiane. Nonostante l’impopolarità di tale scelta, Del Fante ha confermato che la rinuncia al servizio universale è un rischio concreto e reale.
Uno dei motivi alla base di questa possibile rinuncia è la costante diminuzione delle attività legate alla corrispondenza. L’amministratore delegato ha evidenziato che solo il 5% delle operazioni svolte presso Poste riguarda il servizio universale. Negli ultimi dieci anni, l’azienda ha subito un calo dei compensi per i servizi postali, nonostante i costi operativi restino elevati. Questo squilibrio finanziario ha portato Poste a rivedere la propria strategia per il futuro. Nonostante la riduzione dei servizi postali tradizionali, Poste Italiane ha registrato risultati positivi in altri settori. Il 2023 si è chiuso con ricavi pari a 12 miliardi di euro, in crescita del 2% rispetto al 2017, anno di inizio della nuova gestione aziendale.
Il futuro di Poste Italiane
La crescita dei servizi finanziari, assicurativi e dei pagamenti digitali ha compensato, in parte, il declino della corrispondenza tradizionale. Tuttavia, Del Fante ha sottolineato che i risultati negativi del settore postale rimangono una preoccupazione per l’azienda. Con l’imminente scadenza del contratto per il servizio universale, lo Stato dovrà fornire una soluzione alternativa per garantire la continuità di servizi essenziali come il pagamento dei bollettini e l’invio di raccomandate. Questo cambiamento rappresenta una sfida sia per Poste Italiane sia per i consumatori, che dovranno adattarsi a nuove modalità per gestire le loro necessità quotidiane. In merito alla privatizzazione dell’azienda, Del Fante non ha voluto esprimersi, sottolineando che la decisione spetta al governo e non alla dirigenza dell’azienda. Poste Italiane, infatti, continuerà a operare come un’azienda di mercato, focalizzata sulla crescita dei servizi digitali e finanziari.
I punti salienti…
- Dal 2026, Poste potrebbe non offrire più servizi come il pagamento di bollettini e l’invio di raccomandate, rinunciando al contratto di programma con lo Stato per motivi economici;
- Solo il 5% delle attività di Poste riguarda la corrispondenza tradizionale, con un calo costante negli ultimi anni, mentre crescono i ricavi dai servizi finanziari, assicurativi e digitali.;
- Poste Italiane si concentrerà sempre più sui servizi digitali e finanziari, lasciando al governo il compito di trovare soluzioni alternative per i servizi essenziali attualmente offerti.
Un’altra antica meritoria istituzione sacrificata per
amore del profitto!
È da tempo che Poste Italiane non è più un’azienda statale; ma è privata e pensa al profitto.
Meritoria?