Potere d’acquisto di stipendi e pensioni: ancora sotto pressione secondo i dati ISTAT

Il potere d’acquisto di stipendi e pensioni subisce nuove pressioni, complice la ripresa dell’inflazione a marzo 2025.
1 settimana fa
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Il potere d’acquisto di stipendi e pensioni continua a subire gli effetti di un contesto economico ancora instabile. Gli ultimi dati resi noti dall’ISTAT relativi al mese di marzo 2025 fotografano una realtà preoccupante per molte famiglie italiane, costrette a fare i conti con una ripresa dell’inflazione che colpisce soprattutto le componenti più sensibili del bilancio domestico.

Nel dettaglio, l’indice generale dei prezzi al consumo registra una crescita pari al +2,0% su base annua, in aumento rispetto al +1,6% rilevato a febbraio. Questo incremento, seppur ancora moderato, rappresenta un segnale chiaro: l’inflazione sta tornando a premere, alimentata principalmente da alcuni comparti specifici.

A trainare la risalita sono soprattutto i beni energetici e gli alimentari non lavorati, due categorie che impattano in modo diretto sulla spesa quotidiana delle famiglie. I beni energetici, in particolare, registrano un’accelerazione significativa, passando da un modesto +0,6% del mese precedente a un più marcato +3,2%. Questo incremento è in gran parte dovuto all’andamento dei prezzi dell’energia non regolamentata, che invertono la tendenza negativa di febbraio (-1,9%) tornando in positivo con un +1,3%.

Potere d’acquisto stipendi e pensioni: rincari che pesano sulle tavole

Non meno rilevante è l’aumento dei prezzi degli alimenti freschi, che rappresentano una delle voci più importanti nel budget delle famiglie. Gli alimentari non lavorati mostrano una crescita tendenziale del +3,3%, in accelerazione rispetto al +2,9% del mese precedente. Questo dato, apparentemente contenuto, riflette però una dinamica che incide direttamente sulla capacità delle famiglie di sostenere i propri consumi di base, soprattutto in un periodo in cui i redditi reali faticano a tenere il passo con il costo della vita.

Il rialzo dei prezzi degli alimentari freschi, che comprendono ortaggi, frutta, carne e pesce, non solo grava sulle fasce più vulnerabili della popolazione, ma contribuisce ad aumentare il senso generale di insicurezza economica.

Carrello della spesa: dinamiche preoccupanti

L’indice relativo al cosiddetto “carrello della spesa” – ovvero l’insieme dei beni di consumo più frequenti – mostra anch’esso un’accelerazione, seppur lieve. A marzo, il tasso di crescita su base annua si attesta al +2,1%, in aumento rispetto al +2,0% di febbraio. Anche in questo caso, il dato conferma un trend di progressivo irrigidimento dei prezzi che non può essere ignorato.

La crescita del costo dei beni di prima necessità rende più difficoltoso mantenere stabile il potere d’acquisto, soprattutto per chi percepisce redditi fissi, come lavoratori dipendenti e pensionati. In mancanza di adeguamenti rapidi e proporzionati, il divario tra salari/pensioni e prezzi rischia di ampliarsi ulteriormente. Ciò nonostante i flebili tentativi del governo di attenuare la cosa. Si vedano ad esempio il nuovo bonus 200 euro per la luce o il nuovo bonus Tari.

Inflazione di fondo stabile, ma potere d’acquisto sempre sotto attacco

Un elemento che potrebbe sembrare incoraggiante riguarda l’inflazione di fondo – ovvero l’indice depurato dalle componenti più volatili come energia e alimentari freschi – che rimane stabile all’1,7%. Tuttavia, questo dato, se isolato, non basta a ridimensionare le preoccupazioni.

La stabilità dell’inflazione di fondo indica una certa tenuta del sistema economico, ma non mitiga gli effetti immediati della crescita dei prezzi nelle aree più sensibili della spesa quotidiana.

Anzi, la discrepanza tra l’inflazione di fondo e quella rilevata nei comparti volatili accentua il disagio delle famiglie, che si trovano a dover spendere di più per gli stessi beni essenziali, senza un reale aumento del proprio potere economico.

Le implicazioni sul potere d’acquisto di stipendi e pensioni

L’erosione del potere d’acquisto di stipendi e pensioni si conferma dunque come uno degli effetti più tangibili di questa fase economica. In assenza di adeguamenti retributivi o pensionistici coerenti con il ritmo dell’inflazione, la capacità di spesa reale delle famiglie italiane continua a ridursi. Questo fenomeno non colpisce solo i consumi individuali, ma ha anche ripercussioni più ampie sull’intero sistema economico, rallentando la domanda interna e ostacolando la ripresa.

L’aumento dei prezzi energetici e alimentari non è solo un problema di bilancio familiare, ma anche un ostacolo alla coesione sociale. Le categorie più fragili – tra cui pensionati a basso reddito, lavoratori con contratti precari o part-time e nuclei numerosi – sono le più esposte alle dinamiche inflazionistiche, e rischiano di scivolare in situazioni di crescente difficoltà.

Prospettive future e necessità di intervento

Il contesto delineato dai dati ISTAT di marzo 2025 evidenzia la necessità di misure mirate per contenere l’impatto dell’inflazione sulle fasce più esposte della popolazione. Interventi sul piano fiscale, come detrazioni per famiglie a basso reddito o meccanismi di indicizzazione più efficaci per salari e pensioni, appaiono quanto mai urgenti.

Al tempo stesso, occorre mantenere sotto osservazione l’evoluzione dei prezzi nei settori critici, adottando strategie che possano mitigare gli effetti di eventuali nuove impennate. La gestione dei costi energetici, in particolare, sarà cruciale per evitare ulteriori squilibri economici.

Potere d’acquisto stipendi e pensioni: conclusioni

Il potere d’acquisto di stipendi e pensioni resta vulnerabile in questo scenario caratterizzato da un’inflazione in lieve ma significativa ripresa. Gli aumenti dei prezzi energetici e alimentari non lavorati, uniti alla crescita del costo dei beni essenziali, mettono sotto pressione la stabilità economica delle famiglie italiane.

Anche se l’inflazione di fondo appare stabile, le dinamiche reali della spesa quotidiana raccontano una storia diversa. Quella di un disagio crescente e di una necessità sempre più evidente di interventi concreti a tutela del potere d’acquisto.

Riassumendo

  • L’inflazione a marzo 2025 sale al 2,0%, erodendo il potere d’acquisto.
  • I prezzi energetici aumentano del 3,2%, trainati dalla componente non regolamentata.
  • Gli alimentari freschi crescono del 3,3%, colpendo i consumi quotidiani delle famiglie.
  • Il “carrello della spesa” segna un incremento del 2,1% su base annua.
  • L’inflazione di fondo resta stabile, ma non basta a contenere il disagio economico.
  • Stipendi e pensioni faticano a tenere il passo con l’aumento dei prezzi.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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