Quanti soldi si possono prelevare dal conto corrente? La domanda benché banale è lecita in un momento particolare in cui il governo ha dichiarato guerra totale agli evasori fiscali scatenando i controlli del fisco anche sulle movimentazioni bancarie che può tranquillamente spiare le movimentazioni e i saldi.
Così è bene fare un po’ di chiarezza per capire come stanno realmente le cose e se si rischia l’accertamento del fisco qualora si prelevano troppi soldi e frequentemente dal proprio conto corrente in banca.
I limiti al prelievo di contante in banca
Ognuno può prelevare tutto il denaro che vuole dal proprio conto corrente e il fisco non può chiederne conto. Unico vicolo è rappresentato da prelievi superiori a 10.000 euro in ossequio alla normativa antiriciclaggio per la quale la banca deve segnalare l’operazione al UIF (Ufficio Informazioni Finanziarie) presso la Banca d’Italia. Ma a fini fiscali non ci sono limiti ai prelevamenti in contanti, tanto allo sportello quanto presso ATM. Sarà poi il cliente a dover prestare attenzione a come spende il denaro contante prelevato poiché dal 1 gennaio 2020 non sarà più possibile effettuare pagamenti non tracciabili sopra i 2.000 euro (dal 1 gennaio 2021 scenderà a 1.000 euro), pena sanzioni pesanti. Unico vincolo è posto per gli imprenditori e le società soggetti a contabilità per i quali I prelievi dal conto aziendale non possono superare 1.000 euro nell’arco di un giorno e comunque 5.000 euro nell’arco di un mese.
Cosa dice la Corte di Cassazione
A scanso di dubbi, una recente ordinanza della Corte di Cassazione (numero 47831/19 del 25 novembre 2019) ha stabilito che solo le imprese sono tenute a giustificare i prelievi dal conto corrente, come recita la legge in materia.
Accertamenti del fisco nulli, se non si dimostra l’evasione
Il problema, tuttavia, potrebbe presentarsi qualora i prelievi sono frequenti e di importo elevato, per i quali l’Agenzia delle Entrate, incrociando le dichiarazioni dei redditi con i dati dell’anagrafe dei conti correnti potrebbe chiedere spiegazioni in quanto sospetti. Anche in questo caso, però, la Cassazione ha sgombrato il campo assumendo le difese del contribuente. Secondo i giudici supremi, il semplice fatto di aver prelevato molti soldi dal conto corrente non è di per sé né indice di evasione fiscale. Pertanto è da considerarsi nullo l’accertamento fiscale a carico del contribuente se giustifica iprelievi per le “spese della vita quotidiana”. Anche l’esistenza di un conto corrente in capo al coniuge, ad esempio alla moglie, con lo scambio di denaro e giroconti tra i due rapporti, non può ricondursi a una intestazione fittizia se non viene dimostrata da chi effettua le indagini.