L’estate si preannuncia calda per il premier Mario Draghi. Non si profila per Palazzo Chigi solamente una difficile gestione delle riaperture a campagna vaccinale in corso. I principali rischi per la tenuta dell’Italia arriveranno probabilmente dalla BCE, il suo ex datore di lavoro fino ad appena 18 mesi fa. Martins Kazaks, governatore lettone, ha rilasciato una dichiarazione questa settimana, nella quale metteva in guardia sul fatto che al board BCE di giugno potrebbe decidersi il rallentamento degli acquisti di bond.
A suo avviso, se la condizione economica dell’Eurozona non si sarà deteriorata, vi sarebbero i presupposti per immaginare una simile misura ed escludere un’estensione del PEPP dopo il marzo 2022. Anzi, Kazaks ha aggiunto che non è detto che il piano da 1.850 miliardi di euro debba essere sfruttato appieno. La reazione dei mercati a queste dichiarazioni sono state immediate. Lo spread BTp-Bund a 10 anni è salito fino a ridosso dei 120 punti base. Il rendimento decennale italiano si è portato ai massimi dal settembre scorso, allo 0,93%.
La BCE ha acquistato in aprile con il PEPP la media di quasi 19 miliardi di euro di bond a settimana, in rialzo dai 15 di marzo e febbraio e dai 12,5 di gennaio. L’accelerazione degli acquisti di bond era stata decisa dalla BCE solamente al board di marzo. Delle due l’una: o la misura è arrivata tardi o è stata poco studiata. Il rallentamento non implicherebbe teoricamente una riduzione dell’entità del PEPP, ma va da sé che il programma, salvo cattive sorprese sul fronte sanitario, non sarebbe completato nelle dimensioni ad oggi note.
Premier Draghi e il dopo Mattarella
Il premier Draghi dovrà transitare per un’estate molto calda, dicevamo. Il tema delle riaperture terrà banco, così come dell’allentamento delle altre restrizioni anti-Covid, coprifuoco per primo. D’altra parte, serve un colpo d’ali alle vaccinazioni.
Ma in estate ci sarà un ulteriore evento a rendergli la vita ancora più complicata. Da inizio agosto, scatta il semestre bianco. Si tratta degli ultimi sei mesi di presidenza per Sergio Mattarella, durante i quali le Camere non possono essere sciolte. Paradossalmente, per il premier Draghi si tratta di una data infausta. Poiché il suo governo non può cadere neppure volendo, i partiti della maggioranza si sentiranno liberi di prendersi a pesci in faccia senza rischiare conseguenze irreparabili.
Dalla legge di Bilancio al Recovery Fund
In questo clima, redigere la legge di Stabilità – forse, l’ultima di questa legislatura – sarà complicatissimo. Lega, PD, Forza Italia, Italia Viva e Movimento 5 Stelle vorranno lasciarvi un’impronta per ragioni squisitamente elettorali. Si rischia di dover mettere mano a una lunghissima lista della spesa inorganica e insostenibile per i conti pubblici. E difficilmente il premier Draghi potrà opporre una seria opposizione, rischiando altrimenti di restare impallinato in sede di elezione del prossimo capo dello stato. D’altra parte, mostrarsi accondiscendente equivarrebbe a perdere di credibilità, specie nelle sedi internazionali.
Infine, il capitolo Recovery Fund. I primi fondi europei dovrebbero arrivare in Italia proprio verso la fine dell’estate, ma nessuno ne è sicuro. La Germania ne blocca il varo ufficiale con l’attesa sentenza costituzionale. Senza tali prestiti e sussidi, i mercati andrebbero ancora di più in fibrillazione. E lo sblocco potrebbe essere condizionato a ulteriori clausole, come un impegno preciso dei governi beneficiare a varare riforme pro-crescita e di risanamento fiscale.