“Ascoltare, essere attenti, consolare, perdonare, accompagnare, abbracciare, aiutare sono verbi che a volte dimentichiamo. Bisognerebbe scriverli su una parete accanto alla porta di casa, e leggerli ogni volta che usciamo nel mondo”, scrive Fabrizio Caramagna. Alle prese con i vari impegni della vita quotidiana, purtroppo, può capitare a tutti prima o poi di dimenticare di agire tenendo in considerazione i verbi poc’anzi citati.
La frenesia del mondo moderno, d’altronde, può portare a rendere particolarmente difficile riuscire a conciliare la vita privata con quella professionale.
Ne possono fare richiesta i lavoratori dipendenti con disabilità grave oppure coloro che prestano assistenza a familiari disabili in situazione grave. In entrambi i casi, per poter beneficiare di tale opportunità, è fondamentale che l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale accerti lo stato di invalidità civile.
Quando e per quali motivi si possono prendere tre giorni di permesso con la Legge 104 anche se l’assistito è ricoverato in ospedale
Entrando nei dettagli possono richiedere di usufruire dei permessi Legge 104 i genitori e il coniuge. Ma anche convivente more uxorio in caso di unione civile, parenti e affini entro il 2° grado. In casi particolari si annoverano anche i parenti e affini entro il 3° grado dell’assistito. I soggetti interessati hanno diritto a tre giorni di permessi retribuiti al mese che possono essere frazionati anche a ore.
In linea generale la normativa vigente prevede che i permessi Legge 104 non si possono utilizzare nel caso in cui il familiare con disabilità sia ricoverato a tempo pieno presso una struttura ospedaliera o simile in cui è garantita assistenza sanitaria continuativa. Vi sono però delle eccezioni.
Stando a quanto si evince dalla circolare numero 13 del 2010, pubblicata sul sito del Ministro per la Pubblica Amministrazione, infatti, sono state apportate delle modifiche in tema di permessi con Legge 104.
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“interruzione del ricovero per necessità del disabile di recarsi fuori della struttura che lo ospita per effettuare visite o terapie;
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ricovero a tempo pieno di un disabile in coma vigile e/o in situazione terminale;
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ricovero a tempo pieno di un minore in situazione di handicap grave per il quale risulti documentato dai sanitari della struttura il bisogno di assistenza da parte di un genitore o di un famigliare”.
In seguito l’ultimo punto è stato esteso anche a soggetti maggiorenni. Il tutto sempre a patto che si disponga di apposita documentazione medica che attesti la necessità di assistenza a favore del famigliare con handicap.