Scattano da gennaio gli incrementi delle pensioni in base al costo della vita. In gergo si chiama perequazione ed è applicata ogni anno in base alle rilevazioni Istat sui dati dell’inflazione.
Poiché il tasso di inflazione ha registrato un corposo aumento, dopo anni di stagnazione, le pensioni sono rivalutate di conseguenza. Ma c’è anche un’altra importante novità.
La rivalutazione delle pensioni nel 2022
Con la fine del 2021 scade la disciplina transitoria introdotta nel 2013 che prevedeva l’adeguamento delle pensioni sulla base di sei scaglioni e inversamente proporzionale all’importo.
Dal 2022 si torna al vecchio sistema che prevede un meccanismo analogo, ma tarato su tre scaglioni di reddito pensionistico e meno penalizzante per gli importi più elevati.
L’importo medio lordo sarà rivalutato del 1,7%, come da apposito Decreto del Ministero dell’Economia pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 26 novembre 2021. Il testo indica, in via previsionale, l’adeguamento da applicare dal 1° gennaio 2022.
Le percentuali di rivalutazione
Cosa cambia quindi dal 2022 con la fine del regime transitorio? Le pensioni più alte non saranno pienamente rivalutate, come avveniva negli anni precedenti, ma la penalizzazione sarà inferiore. Lo Stato, in sostanza, interviene quindi appieno sugli assegni più bassi, mentre lima gli adeguamenti di quelli più alti.
Dal 1 gennaio sono rivalutati appieno solo quelle pensioni che non superano di quattro volte l’importo del trattamento minimo 2022 (523,34 euro al mese). Mentre per le pensioni più alte la rivalutazione avviene in misura inferiore. La rivalutazione provvisoria delle pensioni 2022 sarà quindi la seguente:
- 1,70% fino a 2.6062,32 euro al mese;
- 1,53% da 20.60,33 e 2.577,90 euro al mese;
- 1,27% da 2.577,91 euro al mese in su.
Incrementi anche per le pensioni minime che dal 2022 passano da 515,58 euro a 523,34 euro al mese. Sale anche l’assegno sociale che passa da 460,28 euro a 468,10 euro al mese.