Il 2023 è stato un anno record per le banche italiane, i cui profitti hanno superato complessivamente i 40 miliardi di euro. L’aumento dei tassi di interesse ha giocato a loro favore, consentendo finalmente di ottenere margini più alti sulle erogazioni. Ma i prestiti delle banche negli ultimi anni hanno avuto un trend calante e a dir poco preoccupante. A testimoniarlo sono gli stessi dati forniti dall’Associazione bancaria italiana con il bollettino mensile. Nel maggio scorso, al settore privato (famiglie e imprese non finanziarie) risultavano essere stati erogati 1.276,5 miliardi.
Boom depositi clienti
Nello stesso lustro, tuttavia, i depositi dei clienti sono balzati di 251,5 miliardi a 1.777,7 miliardi: +16,5%. Da questi numeri emerge che i prestiti delle banche sono scesi dall’84,9% di cinque anni fa in rapporto ai depositi al 71,8%. In altre parole, gli istituti di credito tengono sempre più liquidità infruttifera, evidentemente non volendo rischiare di prestarla ai clienti sbagliati. In un certo senso, un indicatore della sfiducia verso il sistema Paese. Criticabile che sia, questo modello di business più restrittivo ha esitato un tracollo dei crediti deteriorati: sfioravano i 70 miliardi nel 2019, mentre adesso superano di poco i 30. In rapporto agli impieghi totali, un calo dal 3,31% all’1,45%.
Prestiti banche giù, profitti su
Mettiamo conto che l’inflazione italiana nel quinquennio passato al 31 maggio scorso è stata pari al 16,4%. Ne consegue che i depositi siano rimasti sostanzialmente invariati in termini reali (+0,1%), mentre così i prestiti delle banche al settore privato risultano precipitati del 17,9%. Ciononostante, i profitti salgono. In media, nel maggio del 2019 i tassi sui prestiti erano del 2,57%. Due mesi fa, erano saliti al 4,81%. A titolo meramente indicativo, sulla scorta di questi numeri possiamo affermare che le banche oggi riescano a maturare ricavi sopra 60 miliardi all’anno sui prestiti erogati, quasi il doppio di cinque anni fa.