I prezzi alla pompa di benzina e diesel stanno risalendo. Nella giornata di mercoledì, un litro di verde costava mediamente 1,779 euro e un litro di gasolio 1,784 euro con la modalità self service. Tra pochi giorni, salvo possibili proroghe, scade il taglio delle accise deciso dal governo a marzo ed esteso nelle scorse settimane fino al 2 maggio. Dopodiché, il prezzo del carburante salirà di altri 30,5 centesimi, arrivando a sfiorare i 2,10 euro al litro alle condizioni attuali di mercato. Le quotazioni del petrolio si stanno mantenendo ben sopra 100 dollari e il cambio euro-dollaro è sceso ai minimi dal 2017.
La stangata dell’euro debole
Facciamo due calcoli per capirne l’impatto. Un anno fa, il Brent sui mercati internazionali quotava a meno di 68 dollari al barile. Allora, poi, il cambio euro-dollaro era di circa 1,21. E così un barile ci costava 56 euro. Questo mercoledì, le quotazioni risultavano salite sopra 104 dollari e il cambio euro-dollaro sceso a 1,06. Un barile ci costa così sui 98 euro, il 75% in più su base annua.
In termini assoluti, il rincaro è stato di 42 euro, che spalmati sui 159 litri che compongono un barile, fanno +26,40 centesimi. Includendo l’IVA, siamo a ben +32,2 centesimi, maggiore del taglio delle accise. E se il cambio euro-dollaro fosse rimasto invariato? Un barile acquistato sui 104 dollari ci sarebbe costato intorno a 86 euro, 12 in meno di quelli effettivamente oggi spesi. Su ogni litro, sarebbero stati 7,5 centesimi in meno, circa -9,2 centesimi con l’effetto IVA.
Prezzi benzina e diesel a cambio invariato
In altre parole, avremmo fatto carburante a meno di 1,70 euro al litro, chiaramente sempre con il taglio delle accise in vigore. Poiché ogni giorno si consumano circa 100 milioni tra benzina e diesel, il maggiore costo quotidiano provocato dall’euro debole si può stimare in oltre 9 milioni di euro.
In pratica, l’euro debole si mangia quasi un terzo del taglio delle accise. Per fortuna, esistono maggiori probabilità che nei prossimi mesi il cambio salga, anziché continuare a scendere. E questo dovrebbe almeno attutire i rincari. Se non fosse che l’eventuale indebolimento del dollaro rischia di essere compensato dal rialzo delle quotazioni del petrolio, vuoi per le tensioni internazionali e vuoi anche per la correlazione generalmente negativa tra prezzi delle materie prime e biglietto verde.