Prezzi benzina e diesel, quanto pesano le tasse sul pieno

Il rialzo del prezzo di benzina e diesel non è giustificato dal rincaro del petrolio. Cosa pesa sul prezzo finale alla pompa.
3 anni fa
1 minuto di lettura
prezzo-benzina

Col prezzo del petrolio in rialzo è inevitabile anche il rincaro della benzina. Un’equazione che quasi sempre si ripete in estate, quando le famiglie utilizzano di più l’auto e la moto per spostarsi e andare in vacanza.

A parte questo, però, gli esperti osservano come il rialzo della componente energetica non è esattamente proporzionale al rialzo del prezzo della benzina alla pompa. C’è sempre qualche centesimo in più al litro che non torna.

Cosa determina il prezzo della benzina

Sul calcolo del prezzo finale della benzina incidono infatti diversi costi fissi, come quelli di raffinazione, stoccaggio, distribuzione, trasporto.

Per non parlare delle componenti fiscali rappresentate dalle accise e dall’Iva.

In sostanza, circa i due terzi della componente del prezzo finale della benzina è rappresentato da tasse. Ne consegue che la variazione della materia prima incide sul prezzo finale relativamente poco.

In altre parole, non è solo la componente energetica che fa salire il prezzo alla pompa, ma tutti gli altri costi fissi e, in particolare, la componente fiscale che pesa parecchio sul costo finale per il contribuente.

Nell’aprile del 2020, in piena crisi pandemica, il prezzo del petrolio era sceso a zero e anche sotto, ma il costo finale di un litro di benzina aveva subito un calo del solo 30%.

Le tasse sui carburanti

Come detto sul prezzo della benzina in Italia incidono molto le tasse, dette accise, che sono fra le più alte in Europa. Secondo una recente rilevazione, il prezzo della benzina nel nostro Paese è più caro della media dei Paesi dell’area Ue di 16,1 centesimi. 11,6 centesimi sono tasse e 4,5 centesimi è il costo industriale.

Per il gasolio questa incidenza è di 16,5, di cui 15,2 centesimi sono tasse e appena 1,3 centesimi è il costo industriale. Sul carburante, in Italia, pesa infatti l’innumerevole presenza di accise (ben 17) che, oltretutto, non trovano manco più giustificazione per i tempi in cui viviamo.

Come ad esempio, le accise sul finanziamento della guerra in Etiopia del 1935-36 o la crisi del canale di Suez del 1956. Ma anche la ricostruzione dopo il disastro del Vajont nel 1963 e l’alluvione di Firenze del 1966.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Buoni fruttiferi postali aprile 2024
Articolo precedente

Come calcolare gli interessi dei buoni fruttiferi postali?

Se cambi residenza potresti non dover pagare il canone RAI
Articolo seguente

Il bonus TV può arrivare a 130 euro: ecco quando e per chi