I combattimenti tra Russia e Ucraina si stanno intensificando sul campo, quando sono trascorsi ben quindici mesi dall’inizio dell’invasione voluta dal presidente Vladimir Putin. Non si vede una via d’uscita a breve dal conflitto e ogni giorno di più cresce il rischio per Mosca di ritrovarsi impantanata in un nuovo Afghanistan. Se la debacle negli anni Ottanta segnò la fine dell’Unione Sovietica, questa in Europa minaccia la sopravvivenza del regime putiniano. I segni di crisi si stanno moltiplicando, malgrado una facciata di unità granitica dell’élite russa.
Sul mercato olandese, che funge da riferimento per l’intera Europa, la materia prima si acquista ormai da diverse sedute sotto i 30 euro per Mega-wattora. Su base annua, segnano un tracollo di oltre i due terzi. La soglia dei 30 euro è psicologicamente importantissima. Prima della guerra, i prezzi del gas si erano mossi per molti anni nel range tra 15 e 30 euro. Dunque, si sono grosso modo normalizzati, tornando ai livelli del giugno 2021, quando nessuno immaginava cosa sarebbe accaduto nei mesi successivi.
L’Europa saluta Mosca
L’Unione Europea ha fortemente ridotto la dipendenza energetica dalla Russia. Nel 2021, aveva acquistato gas di questa per 152,6 miliardi di metri cubi, il 37% del suo fabbisogno. L’anno scorso, le importazioni erano scese a soli 58,64 miliardi di metri cubi, pari a circa il 16,5%. In valore assoluto, ha ridotto gli acquisti da Mosca per 94 miliardi di metri cubi, circa il 20% del suo fabbisogno. Ha diversificato nel frattempo i fornitori, puntando su paesi come Algeria, Qatar e Libia. Allo stesso tempo ha ridotto i consumi di 55 miliardi di metri cubi (-13%).
Dunque, i prezzi del gas in Europa sono scesi per due ragioni: riduzione della domanda e ricerca di nuove fonti di offerta.
Pechino ha importato gas nel 2022 per appena il 4,2% del suo fabbisogno. Per rimpiazzare del tutto l’Europa, dovrebbe salire almeno ad un terzo. Altro dato di grande interesse: le esportazioni di gas russo nel 2022 sono diminuite di quasi 62 miliardi di metri cubi. Ciò significa che la Russia è stata in grado di rimpiazzare l’Europa per appena un terzo delle minori consegne.
Prezzi del gas sotto 30 euro, Russia sconfitta anche sul petrolio
C’è da aggiungere che l’Europa sta riducendo fortemente anche le importazioni di petrolio: -70% nei mesi successivi alla guerra. E l’embargo è entrato in vigore solo nel febbraio scorso. Per la Russia significa qualcosa come -1,5 milioni di barili al giorno. Rispetto al gas, però, reindirizzare le vendite di greggio è più semplice, perché non servono infrastrutture come le pipeline. D’altra parte, il boom di esportazioni in Asia sta avvenendo a forte sconto sulle quotazioni internazionali, anche del 30-35%. E non è semplice nel breve periodo stringere nuovi accordi commerciali per volumi così grossi.
Il crollo dei prezzi del gas segnalano, quindi, che la guerra dell’energia mossa contro l’Europa è stata persa da Putin. Egli pensava che i governi avrebbero alzato bandiera bianca prima ancora di combattere. Invece, tra sussidi a famiglie e imprese e inversione ad U nella politica energetica, il Vecchio Continente ha schivato le cannonate russe.