Con la stagione delle vacanze, il prezzo della benzina puntualmente tende a salire. Quest’anno, tuttavia, il fenomeno sta assumendo connotazioni particolari. Dopo il crollo del 2020, le quotazioni del petrolio sono risalite ai massimi dal 2018, ragione per cui anche il carburante costa agli automobilisti parecchio di più rispetto a pochi mesi fa. Secondo il Ministero dello Sviluppo economico (Mise), il prezzo della benzina mediamente ieri era salito a 1,649 euro al litro con il self-service, il livello più alto da novembre 2018.
Cerchiamo di capire se questi rincari siano giustificabili e in quale misura. Sappiamo che all’inizio dell’anno, un litro di benzina con la modalità servito costava la media di 1,45 euro. Allora, un barile di Brent si acquistava sui mercati internazionali a meno di 52 dollari e il cambio euro-dollaro si attestava a 1,22. Nel frattempo, il Brent è esploso a 75-76 dollari e il cambio euro-dollaro si è deprezzato di circa il 3% a 1,1850. Non solo il greggio costa (in dollari) di più, ma l’euro si è pure indebolito contro il dollaro.
E così, oggi il costo della materia prima incide per 40 centesimi + IVA su un litro di benzina, cioè per circa 49 centesimi. A inizio anno, stava a meno di 27 centesimi + IVA, cioè a 32,6 centesimi. In poco più di sei mesi, quindi, il rincaro effettivo derivante dal boom del greggio sarebbe stato di poco oltre 16 centesimi al litro. Stando ai dati del Mise, gli automobilisti alla pompa stanno pagando circa 20 centesimi in più al litro dall’1 gennaio scorso.
Prezzo benzina con qualche ritocco?
Si direbbe che i rincari siano grosso modo giustificati e che, semmai, vi sia stato un qualche ritocco all’insù di troppo. Se effettuiamo il confronto con il mese di luglio dello scorso anno, scopriamo che allora il Brent si acquistava mediamente a poco più di 43 dollari e che il cambio euro-dollaro si aggirava a meno di 1,15.
In conclusione, i rincari del prezzo della benzina appaiono certamente giustificati, pur non completamente. Vi sarebbe un margine di 4-5 centesimi su cui i distributori avrebbero modo di agire per comprimere i prezzi. A meno di immaginare che un anno fa e a inizio 2021, i prezzi alla pompa fossero stati tenuti più bassi dei livelli giustificabili sulla base delle quotazioni del mercato e che con la ripresa della domanda, le compagnie starebbero recuperando tali perdite. Non possiamo escluderlo, visto il crollo storico accusato dai consumi con la pandemia.