Come previsto, il prezzo della benzina e quello del diesel è tornato a salire. Ciò perché il Governo Meloni non ha prorogato gli aiuti inseriti da Draghi per il taglio sulle accise. Con un comunicato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha chiarito che il miliardo di euro per gli sconti sulle accise può trovare migliore collocazione in altri sostegni a favore di persone e famiglie bisognose.
Un intervento che non ha spento le polemiche su questa controversa decisione, su cui è gravata tutta la colpa dei rincari.
Il prezzo della benzina in Italia è tra i più cari in Europa
Analizzando la tabella dei listini nei vari paesi dell’Europa, si nota come l’Italia al 2 gennaio – quindi appena dopo il taglio dello sconto sulle accise – abbia un prezzo per la benzina tra i più alti in assoluto. In pratica il prezzo netto e reale è di 0,769 euro al litro (diesel 0,932), sopra a Francia e Austria. Ma inferiore a Germania, Danimarca e ai Paesi Scandinavi.
Se aggiungiamo accise e imposte varie, sempre con riferimento al 2 gennaio, la benzina arriva in media 1,827 euro al litro mentre il diesel 1,890.
Prima del taglio allo sconto sulle accise, la medie erano rispettivamente di 1,625 euro al litro e 1,890 euro al litro. Aumenti, sempre rispettivamente, di 20,2 e 20,1 centesimi al litro.
Il taglio sullo sconto delle accise incide per 18,3 centesimi per litro, il che vuol dire che circa 2 centesimi di aumento per litro sono stati arbitrariamente aggiunti in via speculativa.
In autostrada i prezzi della benzina sono arrivati a cifre record. La Procura di Roma, infatti, ha aperto un’inchiesta, autorizzando la finanza a monitorare la situazione su tutto il territorio.
Aumento dei prezzi ed embargo russo: c’è una connessione?
Il mantra da un anno, per qualsiasi aumento dei prezzi, è sempre lo stesso: “c’è la guerra”. Anche se ormai molti dubitano della bontà di queste affermazioni e iniziano a credere invece all’attuazione di pesanti dinamiche speculatorie. E ciò in ogni ambito, anche se per la benzina il discorso è più complesso.
Con l’embargo alla Russia in Europa mancherà circa il 30% del gasolio, determinando di fatto una riduzione dell’offerta a fronte di una domanda sempre uguale.
La carenza di un bene, in economia, provoca l’aumento di prezzo del bene stesso, per cui la colpa non è tanto delle quotazioni sui mercati internazionali (il prezzo al barile è praticamente invariato rispetto allo scorso anno), quanto piuttosto delle decisioni prese a livello di distribuzione, che vanno al di là dei rincari dovuti alle accise.