Due mesi fa, l’Italia era alle prese con il caro carburante. Il prezzo della benzina praticato in modalità self service era schizzato in media sopra i 2 euro al litro, raggiungendo i massimi storici toccati agli inizi dello scorso anno con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. Furono settimane complicate sul piano politico. Il governo Meloni si accingeva a redigere per intero il suo primo bilancio e gli piovevano addosso le critiche di quanti gli ricordavano di avere cancellato lo sconto sulle accise di 30 centesimi al litro.
Caro carburante allarme rientrato
Sono passati due mesi esatti rispetto al picco toccato dal carburante alla pompa e l’allarme è fortunatamente rientrato. Ieri, il prezzo della benzina in media risultava sceso a circa 1,8150 euro. Rispetto all’apice di settembre, -18,62 euro al litro, IVA inclusa. Considerato un serbatoio di 50 litri, oggi è possibile pagare oltre 9 euro in meno per fare il pieno. Anche questo dato sta contribuendo a disinflazionare l’economia italiana. In ottobre, l’aumento dei prezzi è stato dell’1,7% su base annua, tra i tassi più bassi dell’intera Eurozona.
Ad influenzare il prezzo di benzina, diesel, metano e GPL concorrono due fattori: l’andamento delle quotazioni petrolifere e il cambio euro-dollaro (il greggio si compra in valuta americana). Il carburante si ricava dal Brent. Così è chiamato il petrolio venduto sui mercati di Europa e Asia. Negli Stati Uniti si fa riferimento al WTI, sigla che sta per West Texas Intermediate. Nella settimana precedente il 25 settembre scorso, quando il carburante raggiunse il massimo in Italia, il Brent era stato quotato a una media di 93,77 dollari al barile. E nello stesso periodo di tempo, il cambio euro-dollaro si era attestato a 1,06672.
Giù petrolio e su euro
Facendo una semplice suddivisione, troviamo che un barile di Brent costava allora 87,91 euro in media. E poiché un barile equivale a 159 litri scarsi, la materia prima per un litro di benzina costava all’automobilista 67,49 centesimi, IVA inclusa.
Facendo un confronto, notiamo che il costo ivato per un litro di benzina è sceso di circa 10,50 centesimi, ma il prezzo della benzina in questi due mesi è sceso di 18,62 centesimi, come abbiamo anticipato sopra. Significa che i tanto vituperati distributori non solo non avrebbero fatto la cresta, ma stavolta si sarebbero comportati persino meglio di quanto ci potessimo aspettare. C’è da dire, per completezza di informazione, che i dati utilizzati per i calcoli vanno sempre presi con le pinze, come un riferimento non puntualissimo, bensì valido più che altro nelle valutazioni di medio periodo.
Prezzo benzina ai minimi da sei mesi
Ad esempio, una compagnia petrolifera può benissimo utilizzare per la produzione di carburante il greggio acquistato a prezzi più alti o più bassi nelle settimane o nei mesi precedenti. Lo stesso Brent presenta varie quotazioni, a seconda del fornitore. Scartando l’ipotesi che la distribuzione si sia auto-ridotta i margini per far felici gli automobilisti, ci limitiamo più semplicemente ad osservare che abbiano adeguato i listini alle variazioni del mercato.
Il governo potrà tirare acqua al proprio mulino, adducendo che siano state le tabelle obbligatorie (non più dopo la recente del Consiglio di stato) con i prezzi medi ad avere accresciuto la concorrenza a tutto vantaggio dei consumatori. Le compagnie potrebbero eccepire che contro di loro vi fosse stata nei mesi passati una campagna diffamatoria poco giustificata. Agli automobilisti basterà spendere di meno, chiunque avesse ragione.