Sale il prezzo alla pompa del carburante, dopo l’ultimo rally delle quotazioni del petrolio, salite di quasi il 40% in appena un mese. Oggi, il Brent viene scambiato a 38,55 dollari al barile, ovvero a circa 1,30 dollari in più rispetto all’inizio dell’anno, quando il cambio euro-dollaro, però, era di quasi il 2% più basso. In pratica, il costo di un barile di greggio è oggi tornato effettivamente ai livelli di inizio anno. Nel corso della prima settimana di gennaio, il prezzo medio di un litro di benzina era di 1,47 euro, mentre quello del glp a 0,604 euro e di 1,256 euro per la diesel.
Consumatori sul piede di guerra
Il paragone non deporrebbe, quindi, a sfavore delle compagnie petrolifere, che in questi giorni sono sotto attacco da parte delle associazioni dei consumatori, che le accusano di avere incrementato ingiustificatamente e troppo velocemente i prezzi alla pompa. Si potrebbe affermare, viceversa, che il confronto resta con dati – quelli di inizio anno – a loro volta già più elevati del dovuto. Ma è il confronto internazionale ad essere imbarazzante: l’Italia si colloca al terzo posto tra i paesi UE con i prezzi più alti, dopo la media di 1,51 euro al litro nei Paesi Bassi e gli 1,44 euro al litro in Danimarca. Subito dopo il poco ambito podio, troviamo il Portogallo (1,39 euro/litro), seguito dalla Svezia (1,35 euro/litro).