Prima sforbiciata alla spesa del reddito di cittadinanza: a casa i navigator

Il neo Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, sembrerebbe voler mettere la porla fine ai navigator.
2 anni fa
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La riforma del reddito di cittadinanza della Meloni inizia con il taglio dei navigator.

Come abbiamo più volte ribadito, presto il reddito di cittadinanza potrebbe essere un vecchio ricordo, almeno per come lo conosciamo adesso. Il nuovo Governo guidato dal Premier Giorgia Meloni ha intenzione di riformare l’istituto già dalla prossima Legge di Bilancio, quindi entro la fine di quest’anno. Il motivo è semplice: il reddito di cittadinanza avrebbe fallito nel compito per il quale era stato pensato, ossia quello relativo alle politiche attive.

Anzi, per alcuni suoi detrattori, lo stesso rappresenterebbe un ostacolo per la ricerca di un nuovo lavoro.

Un altro fallimento di questo Istituto è quello che riguarda i cosiddetti navigator: figure professionali nate per supportare gli operatori dei centri per l’impiego per la realizzazione di un percorso finalizzato all’occupazione dei beneficiari del sussidio.

Soltanto qualche mese fa, la Corte dei Conti sottolineava come quasi un terzo di queste figure, nei tre anni successivi alla loro assunzione, avessero presentato le loro dimissioni, con importanti ricadute sugli ingenti costi sostenuti per selezionarli e formarli. Adesso, il neo ministro del lavoro, Marina Elvira Calderone, sembrerebbe voler mettere la parola fine ai navigator. Con una recente nota, il Ministero da lei presieduto ha comunicato che i contratti dei navigator in scadenza non potranno essere prorogati.

Prima sforbiciata al reddito di cittadinanza, i contratti dei navigator non saranno prorogati

Secondo quanto sottolinea la Corte dei conti nella relazione su ANPAL del 25 luglio 2022:

“Rispetto al numero dei navigator contrattualizzati al 31 dicembre 2019, pari a 2.978, i navigator sono diminuiti, alla data del 21 marzo 2022, di oltre un terzo e ammontano a 1.870 unità”.

La ragione principale va ricercata nel fatto che trattandosi di personale laureato ha trovato lavori più stabili, con inquadramenti più favorevoli.

Circa un terzo dei navigator, a distanza di appena due anni, si è dimesso.

Il problema è che, per la selezione e la formazione di queste figure professionali, lo stato ha dovuto investire circa 808 mila euro.

Adesso, con una recente nota del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è stato comunicato quanto segue:

“In relazione alle notizie di stampa circolate in queste ore relative alla proroga degli ex navigator, scaduti lo scorso 31 ottobre, si precisa che detti contratti non sono prorogabili”.

Insomma, la sforbiciata alla spesa del reddito di cittadinanza sembrerebbe iniziare proprio dal taglio dei navigator.

A breve, il Governo dovrà anche occuparsi della stesura della nuova Legge di Bilancio, con la quale saranno apportate delle importanti modifiche allo stesso Istituto.

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