Parlare di leadership in crisi ad appena tre mesi dalle elezioni generali vinte a mani basse può sembrare uno scherzo. Invece, il premier Keir Starmer se la sta vedendo brutta per davvero. E i Gilt, i bond sovrani del regno, iniziano a segnalare qualche nervosismo. I suoi primi 100 giorni di governo sono stati un disastro, perlomeno sul piano dell’immagine e del consenso interno. Al punto che ieri Downing Street ha dovuto annunciare la nomina di Morgan McSweeney a nuovo capo dello staff.
Gilt a 10 anni cancellano guadagni post-elettorali
Licenziata Sue Gray, al centro di feroci critiche da parte dell’opinione pubblica da mesi. I conservatori, finiti all’opposizione dopo 14 anni, la avevano messa nel mirino. Era stata protagonista del report di censura ai danni dell’allora premier Boris Johnson sul “partygate”, costretto per questo alle dimissioni. E’ stata accusata di avere perseguito ambizioni personali e nello stesso Partito Laburista si sono messe in dubbia la sua personalità irriverente con la stampa, nonché la candidatura del figlio a un seggio in Parlamento. In questo clima da faide i Gilt a 10 anni sono tornati a rendere quanto agli inizi di luglio, cancellando i guadagni post-elettorali.
Scandali e passi falsi nei primi 100 giorni
Starmer stesso è finito nella bufera per lo scandalo dei regali. Ne aveva ricevuti diversi da un membro della Camera dei Lords, finanziatore dei laburisti. Orologi per diverse decine di migliaia di sterline. Il premier ha negato che siano stati commessi abusi, ma il punto è che non ha gestito bene la questione. Ha annunciato che pagherà di tasca propria il valore delle donazioni ricevute dopo la nomina a capo del governo e che legifererà in maniera più restrittiva sul tema. Con l’ovvia conseguenza di avere dato ai sudditi l’impressione di sentirsi colpevole e di procrastinare il dibattito per ancora chissà quanti mesi.
Non solo scandali. Il debutto a luglio avvenne tra dure proteste di piazze contro l’immigrazione clandestina. Il governo non seppe ripristinare l’ordine pubblico in maniera tempestiva. Come se non bastasse, uno dei primissimi provvedimenti del primo governo laburista dal 2010 è consistito nel tagliare i sussidi a favore dei pensionati e che sono erogati per pagare le bollette nei mesi invernali. Al di là se si tratti di un provvedimento giusto o meno, il punto è che la sinistra torna al governo mostrando un volto tutt’altro che sociale. Lo stesso Starmer segue le partite dell’Arsenal dalla tribuna vip. Ragioni di sicurezza, ha fatto sapere. Certo, ma l’immagine che complessivamente ne è venuta fuori è di esecutivo e partito scollegati dalla realtà delle persone comuni.
Timori per stangata fiscale in arrivo
Si direbbe che chi di scandali ferisce, di scandali perisce. La vittoria a luglio dei laburisti non è avvenuta per chissà quale popolarità di Starmer o una qualche proposta popolare del partito. Semplicemente, i conservatori ne avevano combinate di tutti i colori nelle guerre intestine per aggiudicarsi la leadership. Tre premier in pochi mesi nel 2022. Caduto Johnson, arrivò a Downing Street Liz Truss e durò appena 49 giorni. Venne travolta dai mercati per la sua manovra di bilancio tutta in deficit. Le succedette Rishi Sunak, che non seppe recuperare il consenso perduto, stangando i contribuenti con aumenti di imposte e contributi per risanare il bilancio.
Starmer non ha dovuto fare nulla per diventare premier. Purtroppo per lui, l’assenza di carisma inizia a notarsi quando siamo agli inizi della legislatura. A fine mese dovrà essere svelato il nuovo bilancio. Il cancelliere dello Scacchiere, Rachel Reeves, prima donna a ricoprire questo incarico, ha promesso sostegno alla crescita. Tuttavia, non si conoscono le misure che adotterà per raggiungere questo obiettivo e al contempo tagliare il deficit.
Starmer teme effetto Truss
Torniamo ai Gilt. I titoli di stato di Sua Maestà causarono la caduta della premier Truss due anni fa. L’ascesa dei loro rendimenti segnalò il disagio dei mercati per una manovra in deficit. Il cosiddetto “effetto Truss” è diventato da allora spauracchio per i governi in carica. E’ anche il terrore di Starmer, che non vuole dare l’impressione di voler devastare i conti pubblici. Allo stesso tempo, non può neanche ignorare le istanze della base alla sua prima prova. Il nervosismo sui mercati nell’attesa che a fine mese venga presentato il budget per il prossimo anno fiscale si coglie con la risalita dei rendimenti sovrani. Il Gilt a 10 anni offre ormai quanto il giorno delle elezioni, cioè sopra il 4,20%.
Pensate che a settembre era arrivato ad offrire un minimo del 3,76%. Certo, c’entra il fatto che la Banca d’Inghilterra abbia lasciato i tassi di interesse invariati dopo che l’inflazione a luglio e agosto è risalita al 2,2% dal 2% di maggio e giugno. Comunque, un brutto segnale in vista delle prime decisioni in materia fiscale. La sterlina stessa contro il dollaro sta arretrando dai massimi di fine settembre, sebbene in questo caso sia più il frutto di un generale apprezzamento del biglietto verde contro le altre valute mondiali, euro compreso.
Gilt termometro per bilancio di fine ottobre
Attenzione proprio ai Gilt, perché saranno il termometro principale per misurare il gradimento del governo Starmer tra gli investitori internazionali. Il premier ha un punto di forza innegabile: l’amplissima maggioranza parlamentare. Non rischia nel breve termine alcunché. Il punto è capire come cercherà di utilizzare tale vantaggio.