Fece scalpore agli inizi di settembre dello scorso anno la dichiarazione del presidente dell’Inps, Tito Boeri, secondo cui i sindacalisti in Italia godrebbero di un trattamento privilegiato riguardo alle loro pensioni. Che si trattasse di una “casta”, come da circa un decennio è aggettivata anche la classe politica italiana, non sembra che ci fossero dubbi, almeno stando al sentire comune. Da alcuni mesi, però, abbiamo anche il sigillo dell’ente previdenziale. Ma davvero i sindacalisti sono “privilegiati” rispetto al resto degli italiani? Vediamo di capirne di più.
Casta sindacati?
Per essere chiari: i sindacati non vanno in pensione prima degli altri, ma quando ci vanno, il loro assegno mensile risulta mediamente del 27% più alto di quello a cui avrebbero diritto, se fossero loro applicate le stesse regole valide per gli altri lavoratori. Ripetiamo, lo dice l’Inps, non sono dati opinabili. Ma tutto ciò com’è possibile? I sindacalisti con funzioni di rappresentanza ed elettive hanno diritto ad usufruire durante il mese di un monte-ore per svolgere la loro attività in favore del sindacato per cui operano. Queste assenze dal lavoro possono essere retribuite (nel quale caso si parla di distacchi) o non retribuite. Nel settore pubblico, molte ore vengono retribuite dalla Pubblica Amministrazione, mentre questi casi sono rari nel settore privato.