Dalla legge Mosca a Treu, 40 anni di super-diritti
E poiché i privilegi (ops, i diritti) non bastano mai, nel 1996 ci ha pensato la legge Treu a consentire al distaccato di usufruire di un assegno pensionistico più elevato, nel caso in cui abbia versato autonomamente contributi aggiuntivi o lo abbia fatto per lui il sindacato per cui lavora. Il peccato originale ebbe luogo nel 1974, ad opera del deputato socialista ed ex dirigente Cgil, Giovanni Mosca, che diede vita a una legge omonima, la quale si poneva l’intento di sanare alcune situazioni in capo ai principali partiti politici e al sindacato, ma che con gli anni è finita a riguardare oltre 35.500 persone.
Sindacati difendono le norme attuali
Si calcola che questi benefici costino ogni anno al contribuente italiano 500 milioni di euro e fino ad oggi abbiano gravato sull’Inps per 12,5 miliardi. Ma il mondo sindacale si difende e contrattacca: non si tratterebbe di privilegi, bensì del riconoscimento della loro funzione sociale. In poche parole, spiegano che tali norme consentirebbe ai loro dirigenti di occuparsi dei lavoratori, senza preoccuparsi di quanto avrebbero perso in termini di carriera e di trattamento pensionistico, nel caso fossero rimasti al lavoro. Privilegi o diritti, una cosa è certa: giovani italiani, smettetela di andare all’estero. L’America è in Italia, si chiama sindacalismo e resiste al mondo globalizzato. Roba che un film di Checco Zalone ci farebbe un baffo.