Come spesso capita, quando gli istituti di statistica pubblicano i dati macro, appartengono già al passato. Ed è questo il caso, seppure indicativo del peggio che verrà. L’ISTAT in settimana ha confermato che l’economia italiana ha debuttato nel 2022 malamente. I prezzi alla produzione sono esplosi del 32,9% su base annua e del 9,7% su dicembre nel mese di gennaio. Anche al netto della componente energetica, i rialzi sono stati rispettivamente del 10,6% e dell’1,8%.
Invece, la produzione industriale si è contratta del 3,4% su dicembre, stando al dato destagionalizzato.
Le materie prime stanno letteralmente esplodendo. Il petrolio è arrivato a 130 dollari al barile, il gas fino a oltre 350 euro per megawatt-ora, il nichel ha sfondato la soglia dei 100.000 dollari a tonnellata. E potremmo proseguire ancora. Brutto, molto brutto il dato sulla farina: prezzo oltre i 400 dollari a tonnellata, pari a un rincaro annuale superiore al 70%. Qui, parliamo del pane, dei biscotti, dei dolci, insomma dell’essenziale. E anche in questo caso, la guerra in Ucraina assume un ruolo determinante. Tra Mosca e Kiev, balla quasi un quarto della produzione mondiale di grano. L’Italia importa dall’Ucraina il 5% del suo grano e il 20% del mais.
Pane a tavola tra rincari e carenza
Il governo russo ha prospettato restrizioni alle esportazioni di grano e ai fertilizzanti utilizzati in agricoltura. Da parte sua, gli ucraini non stanno più coltivando i campi e non potranno provvedere ai raccolti, essendo le donne e i bambini sfollati e gli uomini precettati in guerra dai 18 ai 60 anni.
Il dato di gennaio prelude a un febbraio e marzo ancora peggiori. E non soltanto sul fronte della produzione. L’inflazione in Italia è salita sopra il 6% il mese scorso, a fronte di un aumento dei prezzi alla produzione di un terzo il mese prima ancora. Sappiamo che i maggiori costi delle imprese tendono a trasferirsi su beni di consumo e servizi finali con il passare del tempo, pur non sempre totalmente. Ma risulta difficile immaginare che le imprese italiane possano assorbire una lievitazione dei prezzi del 33% senza aumentare i listini a doppia cifra. Stiamo correndo, cioè, verso un’inflazione a doppia cifra, che arriverà in maniera percettibile attraverso il caro bollette già a marzo.