Uno degli strumenti finanziari preferiti dai risparmiatori italiani è quello dei cosiddetti “pronti contro termine” (in siglia Pct o P/T), che nella terminologia inglese si definiscono “patti di riacquisto”. In effetti, si tratta della vendita di un certo numero di titoli da parte della banca al cliente, con l’impegno da parte di quest’ultimo di rivendere alla prima i titoli stessi alla scadenza e al prezzo pattuiti. Fino a tutta la durata dell’investimento – generalmente di poche settimane, al massimo di un anno (non può superare i 12 mesi) – il cliente è tenuto a tenere i titoli sottostanti all’operazione depositati presso un apposito conto acceso presso la stessa banca venditrice.
Rendimento Pct, occhio ai costi
Si tratta di uno strumento di raccolta bancaria indiretta, che presenta vantaggi e svantaggi per chi vi investe. Per prima cosa, il rendimento è generalmente più allettante di quello offerto dagli istituti sui conti deposito o i certificati di deposito. E’ una forma di investimento semplice, che richiede la sola apertura di un conto titoli, ove non se ne possedesse già uno. Tra gli svantaggi dei pronti contro termine vi è, però, come detto l’apertura di un conto titoli, che presuppone il sostenimento dell’imposta di bollo, pari allo 0,2% (2 per mille) della somma ivi depositata. Spesso le banche coprono tale costo, in modo da attirare la clientela, ma bisogna informarsi bene, prima di investire.