Sin da quando nel settembre scorso Mario Draghi ha presentato il suo Rapporto sulla competitività, commissionatogli un anno prima dalla Commissione europea, Bruxelles ha acceso i fari sulla necessità di mobilitare i risparmi privati per finanziare con risorse sufficienti alcuni dei suoi progetti di rilancio dell’economia. L’idea appare semplice: tendere all’unione dei capitali con l’abbattimento delle barriere interne ancora esistenti tra i 27 stati comunitari. E allo stesso tempo, incentivare l’investimento, ancora troppo basso e perlopiù con sbocchi extra-continentali.
Troppi depositi bancari per Bruxelles
Nell’Unione Europea ci sono ancora 10.000 miliardi di euro di liquidità nei depositi bancari. Fanno il 70% dei risparmi privati, mentre solamente il restante 30% risulta effettivamente investito. Bruxelles ritiene – correttamente, in tal senso – che questa condizione di sotto-investimento penalizzi la crescita dell’economia europea.
E punta ad apportare modifiche sul piano normativo per la nascita di un mercato dei capitali finalmente unico, in cui ci siano strumenti a disposizione delle famiglie per mettere a frutto la liquidità.
Fin qui, tutto ovvio. Lo diventa meno quando la stessa UE ritiene che questi risparmi privati servirebbe mobilitarli per convogliarli nei progetti comunitari di stimolo all’economia. E ultimamente si parla esplicitamente del riarmo europeo, considerato una necessità tra le minacce esterne, oggi provenienti soprattutto dalla Russia, e la sensazione di abbandono da parte degli alleati americani. Sappiamo che si stimino 800 miliardi in 4 anni per iniziare a cancellare gli effetti nefasti dei sotto-investimenti in campo militare nei decenni passati. E 800 miliardi all’anno erano la cifra indicata da Draghi per recuperare il gap di competitività che si è venuto a creare tra UE e Stati Uniti negli ultimi decenni.
Nessun accordo su Eurobond
Ma di preciso come farebbero i risparmi privati a finanziare i progetti di Bruxelles? Stiamo parlando da un lato di una ricchezza privata e dall’altro di un soggetto pubblico e di natura sovranazionale. Il secondo già oggi ha modo di attirare i capitali privati, cioè con l’emissione di debito o Eurobond. Sono obbligazioni del tutto simili a quelle emesse dai governi nazionali e con rating tripla A, per cui massimamente sicure. Ad oggi sono emesse per finanziare il Next Generation EU e l’assistenza all’Ucraina. Se servisse indebitarsi per il riarmo, basterebbe aumentare tali emissioni e finanche collegarle esplicitamente con le finalità sottostanti.
Invece, proprio gli Eurobond vengono esclusi dalla Germania e i suoi alleati del Centro-Nord come l’Olanda. Pertanto, quando si parla di mobilitare i risparmi privati, non si sta facendo riferimento a questi strumenti. A cosa allora? Questo è e resta il dato ambiguo, oscuro di tutta la discussione. Siamo tutti d’accordo nel ritenere che certe barriere tra stati intra-UE siano anti-storiche e rendano il mercato dei capitali continentale inefficiente. Da qui a pensare che Bruxelles debba attingere alla liquidità nei depositi bancari con un qualche stratagemma, ve ne passa.
In questi anni si è discusso di uno strumento che andrebbe in tale direzione: l’euro digitale. I cittadini potrebbero depositare i loro risparmi privati direttamente sul conto della BCE in cambio di una remunerazione certa. Francoforte diverrebbe concorrente delle banche commerciali, tant’è che s’ipotizzano eventuali limitazioni per ciascun deposito al fine di ridurre il rischio di una fuga della liquidità.
Potremmo immaginare che la BCE impieghi tali fondi a favore di Bruxelles, la quale li userebbe per finanziare i programmi che vuole. Ancora una volta, però, saremmo dinnanzi a uno schema di finanziamento sovranazionale. Quello su cui ufficialmente non si trova un accordo tra gli stati.
Forzature in vista sui risparmi privati?
In cosa consiste, dunque, questa mobilitazione dei risparmi privati? Non è dato sapere e questo dovrebbe creare qualche apprensione, poiché in tempi di guerra i governi sono soliti sospendere le regole ordinarie per forzare la mano e ampliare il loro potere di controllo sull’economia. E’ un aspetto a cui prestare la massima attenzione. Non stiamo ipotizzando alcun prelievo forzoso, perché l’idea di Bruxelles sarebbe che i risparmiatori stessi le affidassero il loro denaro in cambio di un ritorno economico. Secondo quali modalità?