Avrà lasciato l’amaro in bocca l’intervento del premier Mario Draghi di ieri al Senato a quanti si aspettavano la proroga del Superbonus 110 per dopo il 2023. Invece, il maxi-incentivo alle ristrutturazioni ecosostenibili e anti-sismiche resterà in vigore per gli interventi realizzati fino a tutto il 2022 e fino a giugno 2023 per le sole case popolari. Ma lo stesso premier si è assunto un impegno in Aula. Egli ha spiegato che in sede di redazione della legge di Bilancio 2022 (al prossimo autunno), il governo destinerà al Superbonus nuovi stanziamenti sulla base dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021.
Per il momento, tra fondo e Piano nazionale di ripresa e resilienza esistono 18,5 miliardi di euro allo scopo. Denaro, va subito detto, che non incide su un unico esercizio, bensì su 5. Infatti, l’incentivo prevede detrazioni fiscali spalmate su 5 anni. Ma il tema della proroga del Superbonus 110 è diventato politicamente dirimente. Nessuno lo avrebbe pensato un anno fa, quando la proposta emergeva su ispirazione dell’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro. E fu subito sposata dal ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, entrambi “grillini”.
A inizio anno, in sede di consultazioni per la nascita del nuovo governo, la proroga del Superbonus 110 divenne un momento di rara convergenza tra le forze di centro-destra e il Movimento 5 Stelle. Al presidente incaricato fu chiesto di inserire nel programma proprio l’estensione temporale del maxi-incentivo. Malgrado le perplessità iniziali, anche il PD sembra orientato su questa strada.
Proroga Superbonus 110 legata al successo
Eppure, se si leggono i dati, si scopre che ad oggi le ristrutturazioni edilizie effettuate o in corso grazie al Superbonus 110 sono poche e per un controvalore impegnato di appena 1,2 miliardi. Ma ciò non è dovuto al flop della misura. Anzi, le richieste sono numerosissime in tutta Italia. Semplicemente, accedere all’incentivo è troppo difficile. Serve sbrigare una montagna di carte e impiegare anche un anno prima di partire con i lavori.
Il successo non è dovuto tanto e solo al fatto che si possano realizzare “lavori gratis” per ristrutturare una casa singola o un appartamento. La proroga del Superbonus 110 è invocata da quasi tutte le forze politiche per il combinato tra maxi-incentivo e meccanismo di fruizione. Anziché attendere 5 anni per scaricare dalle tasse l’intero costo sostenuto e maggiorato del 10%, si può monetizzare il beneficio fiscale subito. Come? O cedendo il credito a un istituto o tramite lo sconto in fattura. In questo secondo caso, sarà la ditta incaricata dei lavori a monetizzare immediatamente subito in banca l’incentivo o attenderà i 5 anni richiesti per le detrazioni.
Specie in una fase di ristrettezze come queste, una detrazione immediatamente esigibile fa la differenza. Se mi dicono che posso spendere anche 100.000 euro per ristrutturare casa e scaricarli in 5 anni, due saranno i limiti: in primis, se non dispongo di tutta la liquidità, per me l’accesso all’incentivo è impossibile; secondariamente, se risulto un contribuente incapiente, non avrò modo di scaricare la spesa al 100% e la differenza la perdo. In altri termini, non inizio neppure i lavori.
Cessione dei crediti vera rivoluzione
La proroga del Superbonus 110 è diventata una pietra miliare del futuro degli incentivi fiscali in Italia. Essa sosterrebbe il mercato della cessione dei crediti, segmento che sta iniziandosi a sviluppare proprio in questi mesi. Non sono in pochi a definirla “moneta fiscale”, date le somiglianze evidenti. In pratica, il governo mi consente di spendere senza avere tutta la cifra necessaria, concedendomi un credito immediatamente monetizzabile. Questo meccanismo riguarda anche altri incentivi, come il bonus ristrutturazione o il bonus infissi al 50%. In questi giorni, l’Agenzia delle Entrate ha messo a punto una piattaforma per la cessione dei crediti, destinata a rappresentare lo spartiacque tra il passato e il futuro.
La politica sta cogliendo le implicazioni di questo meccanismo. Fiuta la possibilità di sostenere la ripresa economica da un lato e di accrescere il potere di acquisto delle famiglie dall’altro. La proroga del Superbonus verosimilmente sarà mitigata dall’abbassamento dell’aliquota dal 110% al 75%, ipotesi di cui di discute in Parlamento e che riguarderebbe tutti i bonus legati alla casa. Poco importerebbe. E’ la cessione dei crediti la vera rivoluzione da preservare.