E’ basta una dichiarazione del presidente russo Vladimir Putin di mercoledì scorso per fare schiantare il prezzo del gas del 20% nell’arco di un paio di sedute. La quotazione sul mercato spot europeo è scesa da 116,40 a 93,56 euro per MWh. Il Cremlino si è detto disponibile ad aumentare le forniture all’Europa per darle una mano contro la crisi energetica in corso. Le quotazioni si sono riportate ai livelli di una settimana fa, ma restano in rialzo di oltre il 120% rispetto a un mese e mezzo fa.
Le importazioni dalla Russia incidono per il 35% del fabbisogno europeo. La dipendenza del Vecchio Continente da Mosca è nota, ma nel corso del suo intervento televisivo Putin ha voluto rimarcare come il suo principale cliente abbia commesso un grosso errore nel tagliare gli accordi di lungo periodo per aumentare gli acquisti sul mercato spot, dove attualmente i prezzi sono esplosi per via dell’alta domanda.
I paesi europei hanno ridotto gli acquisti legati ai contratti di lungo periodo con la Russia, in previsione di uno sfruttamento maggiore delle energie rinnovabili. Questi durano tipicamente anche 25 anni. Così facendo, però, si sono esposti alla volatilità delle quotazioni sul mercato, di fatto facendo ricadere sulle relative economie costi molto salati. Ma sarà realmente in grado la Russia di aumentare le forniture di gas all’Europa?
La moneta di scambio di Putin sul gas
Gli analisti dubitano, mentre l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) ritiene che Mosca possa accrescere la sua offerta del 15%. Ma anche la Russia sta fronteggiando l’aumento dei consumi dopo un passato inverno particolarmente freddo, che ha ridotto le scorte. E già Gazprom opererebbe ai massimi della sua capacità. Eppure, il colosso energetico ritiene di potere pompare più gas attraverso Nord Stream 2, un modo per mettere pressione sulle autorità tedesche per ottenere il via libera alle forniture tramite tale pipeline.
Con una semplice mossa, comunque, Putin ha rimarcato la dipendenza energetica dell’Europa da Mosca e la propria forza negoziale. Egli è a tutti gli effetti lo zar del gas e ha in mano le temperature delle abitazioni europee durante l’inverno alle porte. Probabile che sfrutterà questa sua posizione per ottenere non solo un’accelerazione dell’iter di approvazione in Germania, ma anche la fine delle sanzioni UE contro Mosca per l’occupazione della Crimea. Del resto, l’Aie denuncia da settimane che dietro al boom dei prezzi del gas naturale ci sarebbe la riduzione dell’offerta russa, un’accusa che Gazprom e Cremlino respingono con decisione. Ma su una verità tutti concordano: Putin ha in mano il presente energetico del Vecchio Continente.