I sogni imperiali di Vladimir Putin non sembrano concretizzarsi. L’esercito russo è impantanato da settimane in un’Ucraina che non riesce a conquistare. L’economia nazionale è stata praticamente tagliata fuori dagli scambi commerciali e finanziari, mentre le sanzioni colpiscono duramente gli oligarchi vicini al Cremlino. In un certo senso, però, è riuscito nell’impresa di far risorgere l’Unione Sovietica. Ma non come avrebbe sperato. Se c’era una differenza vistosa tra l’ex impero comunista e l’Occidente si notava a vista d’occhio nei negozi.
Quei brutti tempi dell’Unione Sovietica non li rimpiange neppure Putin, secondo cui “se non hai nostalgia dell’Unione Sovietica, non hai cuore. Ma se hai nostalgia dell’Unione Sovietica così com’era, non hai cervello”. Eppure, ai suoi concittadini ne sta dando un assaggio in queste settimane. Numerose immagini riprese da operatori stranieri ritraggono scaffali vuoti nei supermercati. Non sarebbero mancate calche per il tentativo dei clienti di accaparrarsi prodotti di base come lo zucchero. Scene da Venezuela degli ultimi anni.
Inflazione al 20%, nei negozi manca di tutto
La Russia è un’economia ricca di materie prime, ma praticamente non produce quasi null’altro. I due terzi delle esportazioni sono proprio materie prime, principalmente petrolio e gas. Importa di tutto, dai generi alimentari ai farmaci. E adesso, le farmacie scarseggiano anche di medicine fondamentali per la vita delle persone, tra cui l’insulina per il diabete. A seguito di questa carenza generalizzata, i prezzi stanno esplodendo. All’11 marzo, erano cresciuti del 12,54% su base annua dal 10,42% della settimana precedente per l’istituto nazionale di statistica Rosstat.
Stando agli analisti di Raiffaisen Bank, l’inflazione salirà quest’anno al 20% in Russia e si manterrà sopra il 10% anche nel 2023. La Banca di Russia ha più che raddoppiato i tassi d’interesse dal 9,5% al 20% a febbraio dopo l’inizio della guerra. Ha altresì iniettato liquidità alle banche, riuscendo a risolvere la crisi di cash a cui stava andando incontro il sistema finanziario domestico. Per fortuna, le file dei risparmiatori davanti alle banche sono rientrate subito. La corsa agli sportelli non c’è stata. Ma le famiglie stanno avendo un altro problema: le loro carte bancomat e di credito Visa e MasterCard non funzionano più. Il servizio è stato sospeso. In tanti stanno ripiegando per il sistema dei pagamenti cinese UnionPay. Ma ci sono poche carte di plastica da rilasciare ai clienti e le consegne stanno subendo ritardi di alcune settimane.
I russi saranno anche nostalgici dei fasti imperiali dell’Unione Sovietica, ma non ne rimpiangono le misere condizioni di vita. Per quanto tempo saranno disposti a tollerare che il loro governo li abbia riportati indietro di oltre trenta anni? Principale vittima di questa involuzione è la classe media, che ormai si era abituata a vivere secondo standard di vita simili a quelli occidentali. Molti lavoratori stanno già perdendo il posto per via delle sanzioni. Le imprese che non possono vendere all’estero o importare beni necessari alla produzione di fatto stanno chiudendo. Pochi giorni fa, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, si è augurato che a restare senza lavoro siano solo “qualche milione” di persone, evidentemente scontando uno scenario ben peggiore. Putin ha vinto: l’Unione Sovietica è tornata. Non resta che sondare l’umore dei russi.