Le altre misure in campo
2) Aumento degli acquisti mensili con il QE: la misura è al momento poco probabile, proprio per la ragione appena spiegata.
Se la BCE incrementasse il ritmo degli acquisti, si troverebbe già tra qualche mese a non trovare sul mercato secondario sufficienti titoli di stato, in particolare, specie Bund tedeschi e BTf francesi; (Poco probabile)
3) Taglio dei tassi overnight: evento probabile, anche perché al livello di questi tassi è agganciato il rendimento minimo accettabile per i bond acquistati dalla BCE con il QE. Se Francoforte li tagliasse dal -0,4%, aumenterebbe automaticamente la platea dei titoli eleggibili, rinviando di qualche mese la data, oltre la quale s’imbatterebbe in una carenza di bond. Tuttavia, i tassi negativi colpiscono già i margini delle banche, i cui titoli in borsa sono letteralmente precipitati dall’inizio dell’anno. La misura potrebbe sortire l’effetto opposto a quello desiderato, spingendo gli istituti a prestare meno e non più denaro a imprese e famiglie; (Abbastanza probabile)
4) Eliminare la “capital key”: finora, gli acquisti di titoli sono legati alle dimensioni economiche di ciascun paese emittente, che corrispondono a loro volta alla quota di capitale detenuta nella BCE. Questo spinge l’istituto a comprare titoli tedeschi in proporzione maggiore di quelli italiani, anche se il debito italiano è più grande di quello tedesco. Eliminando questa regola e legando gli acquisti alle dimensioni dei debiti sovrani negoziati sul mercato secondario, Draghi potrebbe ovviare al problema della carenza di bond “core” e ottenere anche il risultato di stringere ulteriormente gli spread nell’Eurozona.
Effetto indesiderato: il cambio di impostazione premierebbe i paesi più indebitati e penalizzerebbe quelli con un basso grado di indebitamento. Come dire, peggio ti sei comportato e maggiori saranno i tuoi benefici; (Abbastanza probabile)