Ma quale sanatoria tacita! Per immobili con abusi edilizi venduti non c’è condono

Chi ha comprato un immobile con abusi edilizi non dorma sonni tranquilli aspettando la sanatoria: il tempo non porta al condono. Non c'è prescrizione e l'acquirente rischia l'espropriazione.
7 anni fa
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condono edilizio 2024
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Per chi acquista un immobile oggetto di abuso edilizio la sanatoria non è scontata come si potrebbe pensare. Immaginiamo un caso concreto non infrequente: l’acquirente che compra un appartamento all’ultimo piano con tettoia abusiva sul terrazzo realizzata dal precedente proprietario. Avendo fatto il passaggio di proprietà in queste condizioni molti proprietari, soprattutto se non ricevono controlli a distanza di anni, sono convinti che scatti un condono automatico e tacito. Ma non è così. Vi conviene controllare al momento della vendita immobiliare la regolarità dei permessi a costruire per tettoie, soppalchi, verande, coperture etc perché per questi abusi edilizi l’ordine di demolizione non necessita di motivazione.

Prescrizione abuso edilizio senza sanatoria: resta il rischio di demolizione

A confermare questa posizione, che potrà apparire rigida è stato di recente il Consiglio di Stato (sentenza n.9 del 17 ottobre 2017). Facciamo allora chiarezza sulla fattispecie giuridica e sulle conseguenze di alcune azioni.

Sappiamo che in linea generale l’istanza di sanatoria presentata prima dell’avvio delle indagini serve ad evitare la condanna per il reato di abuso edilizio e la pena che dalla suddetta condanna deriva, ovvero il relativo ordine di demolizione. La sanatoria viene concessa solamente se la costruzione è conforme al piano regolatore vigente al momento dell’esecuzione dei lavori e (se nel frattempo è cambiato) della presentazione della domanda.

In assenza di sanatoria il reato di abuso edilizio si prescrive dopo quattro anni (cinque in caso di rinvio a giudizio). Il nuovo proprietario non risponde di questo reato in primis perché è trascorso il termine di prescrizione (e in secondo luogo perché non autore dell’abuso edilizio).

Ma resta in essere l’ordine di demolizione che può essere impartito anche dopo molti anni (30 nella sentenza in analisi sulla quale si è espresso il Consiglio di Stato). E, secondo la giurisprudenza dominante (tesi appoggiata appunto in questo caso anche dal Consiglio di Stato riunito in seduta plenaria) non è necessario che l’ordine venga motivato (anche se su quest’ultimo punto la giurisprudenza non è stata sempre unanime e ci sono sentenze, rappresentanti una percentuale minima ma comunque degna di nota, che si sono espresse in senso contrario).

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Alessandra De Angelis

In InvestireOggi.it sin dal 2010, svolge il ruolo di Caporedattrice e titolista, e si occupa della programmazione e selezione degli argomenti per lo staff di redazione.
Classe 1982, dopo una laurea in giurisprudenza lavora all’estero per poi tornare in Italia. Cultrice dell'arte della scrittura nelle sue diverse declinazioni, per alcuni anni si è anche occupata di Content Seo per alcune aziende del milanese.

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