Opzione Donna e Ape Sociale tornano nel dibattito elettorale della riforma pensioni. Altre promesse per rivedere il sistema sembrano arrivate a un punto morto. Tutti i partiti hanno sparato le loro cartucce, ma nessuno probabilmente centrerà il bersaglio. Questione di soldi che mancano, come sempre.
Dalla Lega di Salvini al PD di Letta passando per le pensioni minime a 1.000 euro di Berlusconi, le promesse non mancano. Come anche Opzione Donna e Ape Sociale anche nel 2023. La realtà vede però pochi margini di manovra e probabilmente per quest’anno ci saranno solo alcuni ritocchi.
La riforma pensioni secondo il PD
Il centro destra ha già detto che vorrebbe introdurre Quota 41 e portare le pensioni minime a 1.000 euro. Su questo aspetto è stato molto chiaro, ma servono almeno 18 miliardi per finanziare il programma fino al 2025. Soldi da aggiungere ai 25 miliardi che serviranno per rivalutare le pensioni l’anno prossimo.
Il centro sinistra, invece, appare più moderato e ci va coi piedi di piombo. Quota 41 non disdegnerebbe manco a Enrico Letta, segretario del PD, e le parti sociali. Ma l’idea pare scartata proprio per via dei costi insostenibili. Opzione Donna e Ape Sociale sembrano invece riproponibili per il 2023.
La cosa è quindi irrealizzabile. Anche perché il premier Mario Draghi ha già messo il veto su qualsiasi riforma pensioni che non sia finanziariamente sostenibile. E tempo per aggirare l’ostacolo entro fine anno non ce n’è. Per cui il ritorno alle regole Fornero per tutti pare già scontato nei tempi.
Opzione Donna e Ape Sociale
Quello che probabilmente si riuscirà a fare per il 2023 sarà la proroga di Ape Sociale e Opzione Donna. Giacché Quota 102 volge al tramonto a fine anno anche per non aver dato i risultati sperati.
Potrebbe quindi farsi strada, in questo senso, l’idea di potenziare il pensionamento anticipato con le regole di Ape Sociale (in pensione a 63 anni).
Il presidente della Commissione lavori usuranti (in quota PD) preme infatti per allargare il perimetro di Ape Sociale a chi svolge mestieri gravosi, non ancora inclusi nel diritto all’anticipo pensionistico. La lista stilata lo scorso anno è lunga e finora è stata utilizzata solo in minima parte.
Molti lavoratori meritano di rientrarvi. A partire dagli insegnanti delle scuole secondarie dopo che sono stati agevolati all’uscita con Ape Sociale quelli delle scuole primarie. Ma anche i taxisti o gli infermieri. Insomma tante altre categorie di lavoratori finora rimasti ingiustamente esclusi.
Resta poi da riproporre per il 2023 Opzione Donna, la pensione anticipata a 58-59 anni con 35 di contributi. La strada pare in discesa per le lavoratrici anche perché l’opzione non pesa sui conti dell’Inps.