Ci sono lavoratori che possono godere di un trattamento vantaggioso dal punto di vista delle pensioni a tal punto da uscire notevolmente in anticipo rispetto ai requisiti ordinari. Si tratta di lavoratori che a prima vista sembrano dei penalizzati dalle regole pensionistiche ma che invece, quantomeno dal punto di vista dell’età di uscita, sono dei privilegiati. Parliamo di chi non ha contributi versati nel sistema retributivo. In questo caso infatti la pensione, anche adesso, può essere percepita a partire dai 64 anni di età. E con solo 20 anni di contributi versati. Nulla a che vedere con le lunghe carriere necessarie per le pensioni anticipate ordinarie o per i vari scivoli oggi vigenti come l’Ape sociale o opzione donna.
“Buonasera, sono un lavoratore dipendente di un’azienda privata. Tutte le voci sulle nuove misure che il governo avrebbe intenzione di varare, non mi riguardano, perché non ho una carriera lunga come quelle di cui sento parlare. Infatti ho sempre lavorato nel bar di mio padre, in una azienda a carattere familiare senza mai assunzione o contribuzione versata. Solo dal 1998 sono stato assunto in una fabbrica e quindi mi trovo con 24 anni di contributi a cui aggiungere un anno di servizio militare. Con 25 anni di contributi rischio di non avere accesso a nessuna misura previdenziale tranne quella che l’Inps chiama pensione anticipata contributiva. Perché credo che in quel caso 20 anni di contributi bastano. Ma come faccio a capire se avrò diritto a questa pensione?”
La pensione anticipata solo con 1.311 euro al mese
Sicuramente le ricerche fatte dal nostro lettore sono state fatte bene. Anche quelle che riguardano il suo futuro. Effettivamente in base alla sua carriera contributiva e in base alla sua attuale età, lui non avrà diritto a nessuna misura di anticipo rispetto ai 67 anni della pensione di vecchiaia ordinaria. L’unica eccezione è proprio la pensione anticipata contributiva. Ma questa misura in particolare, è differente da tutte le altre misure pensionistiche in vigore. Infatti è una misura che al requisito anagrafico e a quello contributivo, ne aggiunge un altro. Che è quello dell’importo della pensione percepita alla data di uscita dal lavoro. Per poter avere accesso ad una misura di questo tipo infatti il lavoratore che ha già superato il requisito minimo dei 20 anni di contributi previdenziali, a marzo quando compirà 64 anni di età, potrebbe accedere a questa misura ad una condizione. Ed è che la sua pensione, calcolata interamente con il sistema contributivo, sia pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale. Considerando che l’assegno sociale in vigore nel 2022 è pari a 468,28 euro al mese, la pensione deve essere pari ad almeno 1.311 euro circa al mese.
Come calcolare una pensione pari a 2,8 volte il trattamento minimo
Per facilitare il compito, dato che sembra che sia l’unica cosa che il nostro lettore non ha ancora approfondito, meglio capire come si calcola la pensione contributiva. In primo luogo bisogna arrivare a tirare la somma su tutti i contributi che il lavoratore ha versato durante la sua carriera. L’aliquota contributiva in vigore per un lavoratore dipendente è pari al 33%. È l’aliquota vigente presso il Fondo pensionistico lavoratori dipendenti, meglio conosciuto con l’acronimo di FPLD. Un lavoratore in pratica, accantona mese dopo mese, il 33% della retribuzione mensile lorda utile ai fini previdenziali, e la destina alla sua pensione futura. La somma di tutti questi accantonamenti, opportunamente rivalutati al tasso di inflazione annuale, finisce con il dare il montante contributivo. Il suo funzionamento quindi è quello del tipico salvadanaio, dove vengono messi dei soldi per una sua apertura futura.
La regola dei coefficienti di trasformazione
Questo montante poi viene passato per dei moltiplicatori, chiamati comunemente coefficienti di trasformazione. In pratica il montante contributivo ottenuto viene moltiplicato per delle percentuali, che diventano più alte man mano che cresce l’età del lavoratore. Più tardi si esce dal lavoro come età, migliore è il coefficiente che trasforma il montante in pensione. E così si arriva alla pensione annua spettante. Dividendo questo risultato per 13 mensilità si ha la pensione mensile che un lavoratore finirà con il percepire.
La guida al calcolo della propria pensione
Se un lavoratore interessato a calcolare la sua pensione, magari per verificare le possibilità di uscire con la pensione anticipata contributiva come il nostro lettore, non vuole andare al patronato, può fare tutto da solo. Basterà collegarsi al sito ufficiale dell’INPS, autenticarsi con le credenziali di accesso ai servizi pubblici dell’Istituto (SPID, CIE o CNS) e scaricare il proprio estratto conto contributivo. Nell’estratto conto infatti c’è per ogni anno di lavoro svolto, l’ammontare annuo dei contributi versati. Sommando tutti i contributi di tutti gli anni di lavoro effettivamente coperti da contribuzione, si ha in montante contributivo. Naturalmente quello che viene fuori è neutro dalla rivalutazione. Ma già così si può avere un quadro più o meno veritiero di quale sarà la pensione futura di un lavoratore.