Quante tasse paghi sulla pensione in base all’importo: la risposta ti stupirà, solo in Italia!

Secondo la Commissione Ue in Italia i pensionati poveri mantengono quelli ricchi. Perché le tasse sulla pensione sono ingiuste.
3 mesi fa
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In Italia si pagano troppe tasse sulla pensione? Forse. Il nostro sistema fiscale è tarato in maniera spesso ingiusta e la recente riforma Irpef non ha sanato affatto le ingiustizie che permangono da anni. Retaggio del passato che vede i ricchi diventare sempre più ricchi e la povertà aumentare proprio per effetto dell’imposizione fiscale sui redditi medio-bassi.

Lo mette in risalto anche la Commissione europea che nell’ultimo Rapporto sull’adeguatezza delle pensioni fa notare come l’Italia sia il paese che tassa di più gli assegni basi rispetto a quelli alti.

In Italia la differenza tra gli assegni dei pensionati a basso reddito e quelli dei pensionati ad alto reddito è maggiore in termini netti che lordi. Risultato che scaturisce da una maggiore imposizione sulle pensioni base rispetto a quelle alte.

Quante tasse si pagano sulla pensione

Dal 1 gennaio 2024 il reddito disponibile sulle pensioni è cresciuto come conseguenza della riforma fiscale attuata con la legge di bilancio 2024. L’importo dell’assegno è aumentato in conseguenza alla riduzione delle aliquote Irpef. Queste ultime sono passate quest’anno da 4 a 3, con ampliamento del primo scaglione.

Un passaggio che produce effetti positivi minimi sulle rendite medio-basse e che l’inflazione erode nel giro di pochi mesi rendendo di fatto nullo il vantaggio. Coloro che percepiscono pensioni più ricche, invece, la riforma fiscale porta a delle riduzioni apprezzabili al netto delle altre trattenute per addizionali regionali e comunali.

Più nel dettaglio, consultando il cedolino pensione dello scorso mese di aprile, si sono potute notare minori trattenute e un reddito disponibile più alto per la maggior parte dei pensionati. Per coloro che percepiscono un reddito lordo compreso tra i 15 mila e i 28 mila, ad esempio, la nuova aliquota Irpef con scaglione fino al 23% comporta un alleggerimento dell’imposta media del 2% rispetto al passato. Ricordiamo che da quest’anno le 3 nuove fasce sono:

  • 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
  • 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
  • 43% per i redditi che superano 50.000 euro.

Quando i poveri mantengono i ricchi

Come detto, la riforma è stata realizzata (in teoria) per avvantaggiare coloro che percepiscono redditi medio-bassi.

A titolo di esempio, un contribuente con un reddito di 25.000 euro paga oggi 3.750 euro di Irpef, rispetto ai 4.375 euro dello scorso anno. Invece, i redditi compresi tra 28.000 euro e 50.000 euro, rimangono assoggettati all’aliquota del 35%, mentre quelli superiori a 50.000 euro sono assoggettati all’aliquota del 43%.

Ma se per la maggior parte dei pensionati il risparmio è poco apprezzabile perché divorato dall’inflazione, per coloro che percepiscono assegni d’argento e d’oro il vantaggio è più tangibile. Tutti, infatti, beneficiano della riforma che interessa il primo scaglione di reddito. Ma per i più facoltosi la pressione fiscale non è affatto cambiata perché la seconda e terza aliquota è rimasta invariata.

Il risparmio fiscale, benché esista anche per i pensionati dai 4.000 euro al mese in su, è poco percettibile dal momento che più della metà del loro reddito da pensione è soggetto a imposta che non è cambiata rispetto allo scorso anno. Fino a 28.000 euro, però, anche per costoro ci sono dei vantaggi che si traducono in 625 euro all’anno di tasse in meno da pagare.

Riassumendo…

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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