Genitori anziani, un figlio disabile, marito o moglie con una buona percentuale invalidità. Quante volte si parla di dare aiuto, sotto qualsiasi forma, a chi – per cause di forza maggiore – non può, e non deve, per questioni di rispetto civile e dignità personale, essere lasciato solo a gestire situazioni di innegabile disagio?
Infatti molto spesso, purtroppo, l’aiuto, il supporto, il sollievo economico tanto desiderato e al quale si ha diritto – perché, parliamoci chiaro, assistere al meglio un familiare con una disabilità di qualsiasi tipo costa, e molto – non arriva.
O non arriva nei modi e nei tempi utili a risolvere i problemi dell’avente diritto in primis e di chi, pur lavorando a tempo pieno, vuole prendersi cura dei propri cari. Cosa fare, dunque, quando nonostante visite, documenti, relazioni medico-legali, certificati medici, la tanto agognata 104 viene negata?
Arrendersi all’inefficienza del nostro sistema burocratico? No, affatto!
Per fortuna, si può ancora fare qualcosa e presentare di nuovo la domanda per vedere soddisfatti i propri diritti. Vediamo come fare.
Chi, dopo aver fatto domanda, non vede riconoscersi la 104 può, infatti, impugnare il verbale e, quindi, fare ricorso. Per farlo si hanno 6 mesi di tempo dalla risposta negativa ricevuta. Quando, invece, per una serie di motivi, si lascia trascorrere questo periodo senza fare ricorso, sarà, comunque, possibile presentare una nuova domanda.
Ma quante volte sarà possibile farlo? Esistono dei limiti di tempo per ripresentare la domanda?
In prima battuta ricordiamo che il riconoscimento della 104 si ottiene a seguito di un accertamento sanitario per verificare l’esistenza dei requisiti necessari per l’invalidità civile, cecità civile, sordità, disabilità e handicap.
Come avere la 104
La prima cosa da fare per avere la 104 è rivolgersi al proprio medico di famiglia, il quale deve inviare (online) all’INPS un certificato in cui attesta:
- i dati anagrafici e il codice fiscale del richiedente
- l’esatta natura delle patologie invalidanti
- la relativa diagnosi.
Il certificato vale 90 giorni.
Il ricorso contro il verbale
Se il verbale della commissione medica non riconosce la 104, oppure riconosce una percentuale di invalidità che non soddisfa il richiedente, si può presentare ricorso al tribunale territorialmente competente.
Una volta presentato ricorso, l’iter prevede che il giudice nomini un CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio). Il compito del CTU (affiancato da un medico legale dell’INPS) è quello di effettuare tutti gli approfondimenti del caso per verificare se il richiedente ha tutti i requisiti sanitari necessari per la 104.
Al termine degli accertamenti, il consulente stesso scrive una relazione definitiva, che viene trasmessa al giudice. Quest’ultimo poi, stabilisce un tempo (non superiore a 30 giorni) durante il quale le parti (il richiedente e chi ha rifiutato la richiesta della 104 oggetto del ricorso) devono dichiarare se intendano contestare o meno le conclusioni che il consulente tecnico ha esposto nella relazione.
Se non ci sono contestazioni, il giudice emana un decreto che omologa la relazione del consulente tecnico. Da questo momento quella relazione non può essere più modificata e neanche impugnata. Se, invece, nei 30 giorni di cui sopra, arrivano contestazioni alla relazione del CTU, il giudice fissa un ulteriore termine di 30 giorni entro il quale la parte che ha contestato la relazione del CTU dovrà presentare ricorso davanti allo stesso giudice.