Le pensioni e le invalidità sono questioni che spesso vanno di pari passo. O, almeno, andare in pensione per un invalido può rivelarsi più semplice che per altri. Infatti esistono misure che hanno nell’invalidità un fattore determinante. Molto dipende dal tipo di invalidità, ed altrettanto dal grado di invalidità di cui un soggetto è affetto. parliamo naturalmente di invalidità certificata dalle competenti commissioni mediche, siano esse delle ASL per l’invalidità generica, che dall’INPS per quella specifica. Ma quali sono le misure che consentono un accesso più facile alle pensioni per i contribuenti?
“Salve, sento parlare di pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile, ma anche di invalidi per la quota 41, opzione donna o Ape sociale.
Le diverse tipologie di invalidità per quanto riguarda i pensionamenti anticipati
Il nostro lettore fa bene a parlare con il suo medico di base, che conosce sicuramente la situazione fisica e patologica del suo cliente. Infatti molto dipende dalle patologie di cui è affetto, che possono andare a determinare non solo lo stato di invalidità del soggetto, ma anche il grado di invalidità. Infatti le misure di pensionamento anticipato per gli invalidi non prescindono da un determinato grado di disabilità per essere centrate. Le misure a cui fa riferimento chi ci scrive, sono proprio quelle che hanno in alcuni invalidi, una delle categorie a cui le stesse misure si applicano. Ma la prima cosa da distinguere sulle invalidità è quella tra specifica e generica.
Infatti esiste una invalidità che è rapportata alla riduzione della capacità lavorativa per le mansioni che ogni giorno un lavoratore compie durante le sue attività.
La pensione di vecchiaia con invalidità specifica
A 61 anni di età per un uomo o a 56 anni di età per una donna è ciò che consente la pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile. Possono lasciare il lavoro quindi, i soggetti che sono considerati invalidi dalle commissioni esaminatrici INPS e in misura pari ad almeno l’80%. Bastano per questa misura, 20 anni di contributi versati. La decorrenza della prestazione però è di 12 mesi posticipata rispetto alla data di maturazione di tutti e tre i requisiti prima citati. In pratica anziché partire dal primo giorno del mese successivo alla data maturazione dei requisiti, per la misura si applica la finestra di 12 mesi.
La quota 41 per i precoci, anche per invalidi
Una misura che non prevede limiti di età ma che si centra solo completando una determinata carriera, è la pensione con quota 41 precoci. Si tratta di una misura destinata però solo a lavori gravosi, invalidi, caregivers o disoccupati. Bastano 41 anni di contributi versati, di cui 35 effettivi da lavoro (neutri da figurativi di disoccupazione e malattia) e una invalidità civile almeno del 74%. La finestra di decorrenza è di 3 mesi. E dei 41 anni di contribuzione, almeno un anno deve essere stato versato prima di aver compiuto il 19imo anno di età. Ed a prescindere che questo anno di lavoro precoce sia discontinuo o consecutivo.
L’Ape sociale e opzione donna
Altre due misure che tra i beneficiari potenziali annoverano invalidi civili almeno al 74% sono l’Ape sociale e opzione donna.
La novità 2023 di Opzione Donna infatti oltre a essere la riduzione delle beneficiarie a determinate categorie (oltre alle invalide, le caregiver, le disoccupate o chi è alle prese con aziende in crisi), è il collegamento con i figli avuti. Possono accedere a Opzione Donna a 58 anni, le invalide che hanno avuto due o più figli. A 59 anni di età escono le invalide con un figlio e a 60 anni quelle senza figli. La decorrenza della pensione con Opzione Donna è con finestra mobile di 12 mesi. Tutti i requisiti prima citati devono essere stati completati entro il 31 dicembre dell’anno precedente, quindi per il 2023 entro il 31 dicembre 2022.