Quanti anni di lavoro servono per maturare una pensione di oltre 1.400 euro al mese?

Quanti anni di lavoro servono per maturare una pensione di oltre 1.400 euro al mese e come si fa ad arrivare a superare 2,8 volte l'assegno sociale.
1 anno fa
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Se per andare in pensione è importante raggiungere la giusta età e completare la giusta carriera di contributi versati, è altrettanto importante maturare un determinato importo di trattamento. L’importo della pensione è importante per il pensionato e per la sua vita futura, perché mai come oggi i soldi servono. E lo è anche per raggiungere, in determinati casi, la pensione anticipata rispetto all’età ordinaria. Perché ci sono misure che un lavoratore può sfruttare solo se riesce ad arrivare a un trattamento di un certo rilievo.

Ma come si arriva a prendere una pensione elevata? Anche se nel sistema contributivo contano i contributi accumulati nel montante, le retribuzioni sono sempre importanti.

“Buonasera, volevo capire come fare per aumentare l’importo della mia pensione futura adesso che sono un lavoratore. Ho 60 anni di età e ho 25 anni di contributi, tutti versati nel sistema contributivo. Da ciò che apprendo anche da vostri precedenti articoli, c’è la pensione anticipata per chi, come me, ha periodi di lavoro solo nel sistema contributivo. E questo consente la pensione a 64 anni. Ma come mi faccio trovare pronto per il 2027, quando compirò 64 anni di età? Intendo, come faccio a far crescere la mia pensione fino a raggiungere il tetto di 2,8 volte l’assegno sociale?”

Quanti anni di lavoro servono per maturare una pensione di oltre 1.400 euro al mese?

Anche se il sistema previdenziale italiano è basato ormai quasi tutto sul calcolo contributivo della pensione, lo stipendio percepito resta fondamentale per determinare il giusto importo della pensione che spesso serve anche per accedere a delle forme di pensionamento anticipato. Infatti le pensioni vengono calcolate in base ai contributi versati da un lavoratore durante la sua carriera, soprattutto da quei lavoratori che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. Un lavoratore dipendente destina il 33% del suo stipendio ai contributi previdenziali per la pensione futura.

Ogni mese il 33% della retribuzione lorda utile ai fini previdenziali finisce nel montante dei contributi.

Mese dopo mese, quindi, un lavoratore accumula dei soldi che poi si trasformeranno in rendita quando sarà il momento di andare in pensione. Questo meccanismo assai particolare soprattutto per i contributivi puri assume rilevanza fondamentale anche per poter andare in pensione. Perché l’assegno percepito non deve essere di importo troppo basso altrimenti la pensione slitta negli anni.

Pensione anticipata contributiva a 64 anni, ma non per tutti e soprattutto, solo con un trattamento rilevante

Per esempio c’è la pensione anticipata contributiva che consente il pensionamento a chi raggiunge almeno 64 anni di età e ha maturato almeno 20 anni di contributi versati. La condizione aggiuntiva per poter uscire dal lavoro a 64 anni di età però è quella dell’importo della prestazione che non deve essere inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Significa nel 2023 che in pensione a 64 anni di età con 20 anni di contributi versati possono uscire dal lavoro solo quanti hanno un trattamento liquidato per un importo superiore a 1.409 euro al mese. Questo perché nel 2023 l’assegno sociale è pari a 503,27 euro al mese.

Allo stesso tempo sempre per i contributivi puri la pensione di vecchiaia a 67 anni di età con 20 anni di contributi versati si centra solo se la pensione è superiore ad 1,5 volte l’assegno sociale. Altrimenti quiescenza di vecchiaia che slitta a 71 anni. A quella età infatti niente vincoli di importo e solo 5 anni come soglia contributiva da completare. Ma parliamo di ben 71 anni di età, che sono evidentemente tanti.

Più stipendio più contributi, il meccanismo non è complicato

Spiegato quindi il meccanismo di pensionamento per i cosiddetti contributivi puri, bisogna capire come fare ad arrivare a superare quelle soglie di importo della pensione utili a percepire questi trattamenti. Come vedremo tutto è tranne che facile, soprattutto per chi non ha carriere talmente lunghe da garantirsi una pensione piuttosto elevata.

Se consideriamo uno stipendio medio di 1.500 euro al mese per 20 anni di carriera, il diretto interessato si troverebbe con un trattamento previdenziale che non arriva a 7.000 euro l’anno.

Impossibile quindi che con 20 anni di contributi a uno stipendio di quella dimensione per tutta la carriera, un lavoratore arrivi a superare le 2,8 volte l’assegno sociale come prevede la pensione anticipata contributiva. Anzi, in determinate circostanze non si arriva nemmeno a superare 1,5 volte l’assegno sociale per la pensione di vecchiaia ordinaria. Conti alla mano infatti servirebbero stipendi ben più rilevanti e superiori ai 3.000 euro al mese. Ciò per raggiungere con solo 20 anni di contributi versati una pensione superiore a 1.500 euro al mese. Perché a tanto salirà la soglia forse già nel 2024.

O uno stipendio più elevato, o molti più anni di contributi rispetto ai 20 anni minimi previsti

L’assegno sociale come tutte le altre prestazioni erogate dall’INPS, sia previdenziali che assistenziali, si adegua al tasso di inflazione. Già nel 2024, i 503,27 euro al mese dell’assegno sociale di oggi aumenteranno. E questo produrrà un incremento della soglia da rispettare per poter accedere al trattamento anticipato a 64 anni di età per i contributivi puri.

In pratica le vie per poter accedere alla quiescenza a 64 anni di età, come quella anticipata contributiva, sono sostanzialmente due. La prima è quella prima citata di uno stipendio rilevante come importo. Da questo punto di vista si può fare poco perché notoriamente in Italia gli stipendi non sono certo elevati, soprattutto in determinati settori lavorativi. L’alternativa è maturare molti anni di contributi. Perché con uno stipendio da 1.500 euro al mese a 64 anni di età con la pensione anticipata contributiva, si esce dal lavoro solo con 36/38 anni di contributi versati.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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