Quanti contributi servono per la pensione a 60 o 61 anni? Ecco la risposta

Ecco le due vie che permettono di andare in pensione a 60 o 61 anni di età e perché sono vie complicate da prendere.
3 mesi fa
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Pensioni quota 41 o quota 92
Foto © Licenza Creative Commons

Andare in pensione a 61 anni, o addirittura a 60, significa anticipare di ben 6 o 7 anni l’età della pensione di vecchiaia. Un anticipo significativo, che potrebbe sembrare difficile da realizzare. Tuttavia, alcuni si chiedono se sia possibile raggiungere la pensione a un’età così giovane. La risposta è sì, perché nulla vieta a un lavoratore che si trova in determinate condizioni di accedere a una pensione così anticipata.

“Buonasera, sono Renato e vorrei sapere se esistono misure che consentano di andare in pensione a 60 o 61 anni.

Compirò 60 anni nel 2025, quindi è una questione che mi interessa particolarmente. Considerando che spesso sottolineate come il sistema sia ricco di misure poco conosciute e utilizzate, c’è qualche possibilità di andare in pensione a 60 anni o al massimo a 61?”

Quanti contributi servono per la pensione a 60 o 61 anni? Ecco la risposta

Partiamo dal presupposto che, per accedere alla pensione a 60 o 61 anni, è necessario avere una carriera contributiva molto lunga, anzi, lunghissima. La possibilità di andare in pensione così presto dipende infatti dalla pensione anticipata ordinaria, una misura che, come è noto, richiede il raggiungimento di un unico requisito: quello contributivo.

Nel 2024, 2025 e anche nel 2026, i requisiti contributivi per la pensione anticipata ordinaria rimarranno fissati a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne. Inoltre, almeno 35 anni di contributi devono essere privi di contributi figurativi da disoccupazione o malattia, poiché devono essere effettivi da lavoro.

Detto ciò, chi raggiunge queste soglie può aspirare alla pensione anche a 60 anni, poiché non esistono limiti di età per questa misura. Tuttavia, è evidente che ciò richiede una carriera continua e duratura, iniziata molto presto, cioè prima dei 17 anni. Solo così, a 60 anni, qualcuno può riuscire nell’impresa di accumulare circa 43 anni di contributi.

La quota 41: un’opzione più accessibile rispetto alla pensione anticipata ordinaria

Leggermente meglio va a chi ha lo status di lavoratore precoce e possiede i requisiti per la quota 41.

In questo caso, infatti, bastano 41 anni di contributi, rendendo la carriera contributiva necessaria sensibilmente più breve. Tuttavia, l’interessato deve aver iniziato a lavorare prima dei 19 anni e deve avere almeno 12 mesi di contributi, anche discontinui, prima di quell’età.

Questa misura consente quindi di accedere più facilmente alla pensione a 60 o 61 anni. Tuttavia, è uno strumento previdenziale destinato solo a caregiver, invalidi, disoccupati o addetti a mansioni gravose.

Per i caregiver, sono necessari almeno 6 mesi di convivenza con un parente disabile grave che necessita di assistenza. Per i disoccupati, è richiesto di aver completato tutti i mesi di Naspi spettanti dopo aver perso il lavoro involontariamente. E l’ultima Naspi percepita deve risalire ad almeno 3 mesi prima di presentare la domanda di pensionamento.

Per gli invalidi, come sempre, è richiesta una percentuale di disabilità non inferiore al 74%. Infine, per i lavori gravosi, l’attività deve essere stata svolta dall’interessato per 7 degli ultimi 10 anni di carriera, oppure per almeno 6 degli ultimi 7 anni.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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